Dott.ssa Francesca Ruocco
In
una lettera inviata il 10 ottobre del 2007 al quotidiano “la Repubblica”, Rita Levi Montalcini affermava:
[…] le
donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due
pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale
della società.
Si
tratta di una colonna vertebrale su cui gravano pesanti e, spesso, oltraggiosi,
offensivi, pericolosi carichi, frutto di una millenaria cultura fondata sulla
differenza di genere, ossia la differenza tra uomo e donna discendente,
principalmente, dall’idea dell’inferiorità della donna rispetto all’uomo. Quando,
sulla base di tale differenza, vengono perpetrate, da parte dell’uomo, azioni
che conducono o possono condurre a sofferenza fisica o psichica della donna, si
configura la violenza di genere. Tale tipologia di violenza, fino alla sua
estremizzazione che può culminare nell’omicidio della donna stessa, poggia su
basi culturali ancora fortemente radicate nella società di tipo patriarcale.
Dunque, è la componente culturale a rendere il fenomeno della violenza contro
le donne difficile da estirpare perché la cultura, nel senso antropologico del
termine, - ossia l’insieme delle pratiche sociali, politiche, economiche,
religiose, artistiche e scientifiche che caratterizzano la vita di una
determinata società - è per definizione frutto di sedimentazione di comportamenti
e credenze che vanno a consolidarsi nel tempo. Pertanto, cambiare la cultura,
la mentalità di una determinata società richiede precise azioni di
sensibilizzazione al fine di smantellare gli stereotipi e divulgare modelli di
comportamento positivi. Anche la normativa posta a tutela della donna,
elaborata sia in ambito nazionale che internazionale, può risultare efficace e
provvedere alla effettiva protezione e assistenza della donna solo se
affiancata da azioni di prevenzione capaci di sradicare, come anzidetto, la
matrice culturale della violenza di genere. Di fatti, una legislazione idonea
ed adeguatamente applicata ai casi è necessaria per contrastare la violenza
perpetrata contro le donne, tuttavia non risulta sufficiente laddove non viga
l’idea dell’assoluto rispetto dell’individuo, indipendentemente dalla sua
provenienza e/o appartenenza. Dunque, al fine di combattere un fenomeno tanto
diffuso quanto taciuto, come è la violenza di genere, risulta essenziale la sua
piena e completa comprensione che implica un’approfondita analisi delle varie
tipologie di atti violenti che ricadono sotto la medesima definizione, degli
ambiti in cui la violenza può verificarsi, nonché dei dati ufficiali utili
anche per individuare caratteristiche di autori e vittime.
In
conclusione, l’opera di contrasto al drammatico fenomeno della violenza di
genere, affinché possa essere concreta, effettiva, reale dovrebbe incardinarsi
su due binari: uno per così dire normativo, fondato sull’elaborazione di
una legislazione chiara, lineare, di facile applicazione; l’altro, definibile culturale perché improntato al
rinnovamento e allo smantellamento di quegli stereotipi che vedono le donne e
gli uomini imbrigliati in ruoli predeterminati che in un’ottica evolutiva risultano
anacronistici, finanche dannosi.
Ad
oggi, i progressi fatti e i risultati raggiunti nell’ambito di ciò che è stato
definito binario normativo sono
soddisfacenti, seppure restano ancora zone d’ombra da regolare. Lo stesso,
purtroppo, non si può affermare per il cd. binario
culturale, nell’ambito del quale le azioni intraprese dalla società civile,
organizzata in associazioni, risultano fondamentali anche se deboli perché
scarsamente supportate dalle esigue e, talvolta, inidonee azioni istituzionali.
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