Dott.ssa Laura Loffredo
Dopo mesi in cui si è continuato incessantemente a parlare di riforma della “buona scuola”, in quest’ultimo semestre il grande tormentone sembra essere diventato il “concorso del 2018” per l’immissione in ruolo nella scuola secondaria.
Dopo mesi in cui si è continuato incessantemente a parlare di riforma della “buona scuola”, in quest’ultimo semestre il grande tormentone sembra essere diventato il “concorso del 2018” per l’immissione in ruolo nella scuola secondaria.
Volendo tralasciare tanto
la sfera politica, quanto quella più specificatamente legata ai sindacati, in
quanto ente di formazione no- profit, ci interessa sottolineare
l’importanza che riveste la stessa
soprattutto nell’ambito dell’istituzione scolastica in quanto ente preposto
alla formazione delle generazioni future.
Il Miur, con decreto
legislativo n.59/2017, sancisce di fatto l’abolizione del TFA quale iter per il
conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento, introducendo il FIT, previo
superamento di un concorso. Quest’ultimo prevede come requisiti d’accesso la
laurea magistrale, la certificazione B2 per la lingua straniera, nonché un
attestato sul possesso di conoscenze informatiche. Il concorso è, dunque,
aperto a tutti i docenti, abilitati e non i quali, successivamente saranno
chiamati a sostenere il FIT, ovvero il diploma di specializzazione per
l’insegnamento, con durata triennale, di cui due anni di tirocinio, retribuiti con
una remunerazione pari ad 1/3 degli emolumenti attualmente spettanti a un
docente neoassunto o a un supplente annuale.
L’aspetto maggiormente
polemizzato è stato l’introduzione
dell’obbligatorietà del possesso di 24 crediti formativi nelle discipline
antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche,
garantendo comunque il possesso di sei crediti in almeno tre di quattro ambiti
disciplinari, ovvero pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione;
psicologia; antropologia; metodologie e tecnologie didattiche.
Per quanto possa sembrare
paradossale che un laureato sia obbligato a conseguire i crediti formativi in
oggetto, noi siamo fermamente convinti della loro utilità, poiché rappresentano
le fondamenta di qualsivoglia attività formativa: tecniche d’insegnamento, di
gestione d’aula, capacità di progettazione, organizzazione, implementazione e
monitoraggio dei processi di apprendimento sono da considerarsi i cardini di
una formazione di qualità, costruita sul discente e per il discente considerato
nella sua totalità.
Per certi versi, benchè
con modalità differenti, sembra essere ritornati indietro di più di vent’anni,
quando per l’immissione in ruolo era sufficiente sostenere il concorso a
cattedra, composto dal classico tema d’italiano ed una prova orale. Cambiano
dunque, sostanzialmente le prove concorsuali: tre prove di cui due scritte e
una orale. Delle prove scritte la prima verte su una disciplina specifica
afferente alla classe di concorso per cui si concorre e la seconda sui sopra
citati crediti formativi in discipline pedagogiche e didattiche.
Fare formazione ed essere
soggetti in continua formazione significa garantire un servizio di elevata
qualità, volto alla promozione della persona, della cultura, della
cittadinanza, del tessuto sociale e quindi crescita del Paese.
In merito alla questione
concorso scuola 2018 la nostra associazione, con sede a Portici (NA) offre servizi
di tutoraggio studio riguardo i 24 crediti formativi nelle discipline
antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche (e non solo...).
Di seguito i contatti dell’associazione per ottenere maggiori informazioni.
cell: 331 463 2971
Facebook: Asociazione “Educazione e Formazione”
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278/
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