sabato 25 ottobre 2014

Pedagogia speciale. La riduzione dell'handicap

Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Parlare di integrazione è un’impresa ardua. Canevaro nel teso “Pedagogia speciale. La riduzione dell’handicap” tratta di questo tema prendendo in considerazione più elementi che possono essere utili ai fini dell’inserimento della persona disabile in un qualsiasi tipo di contesto. Innanzitutto introduce il problema dell’integrazione partendo dal presupposto che il nostro Paese solo in teoria promuove questo tipo di esigenza, ma in pratica ha una percentuale bassissima di insegnamenti che riguardino la Pedagogia Speciale. Un primo passo da compiere è prendere coscienza del problema e cercare di ridurre le difficoltà al fine di costruire un’identità ben formata del soggetto. Bisogna poi tenere presente anche l’ambiente in cui si opera, quindi guardando anche il contesto socio-storico-culturale. Un punto di partenza importante per lo studio delle scienze dell’educazione è chiarire il ruolo della pedagogia; essa non deve essere considerata solo come scienza teorica o come scienza esclusivamente pratica, bensì come scienza d’intervento che presuppone una sintesi di teoria e prassi. Tale disciplina scientifica  ha tra i suoi obiettivi di base quello di aprire al dialogo, cioè di impostare una relazione bilaterale. Solo così si potrà arrivare ad una relazione educativa basata sulla reciprocità, sulla diade educatore-educando, andando ad eliminare definitivamente la figura del maestro-educatore come emblema autoritario.
Il problema principale dell’handicap è che, spesso, porta ad una categorizzazione automatica e quindi all’esclusione dal gruppo di coetanei. Nasce quindi la necessità di una relazione di aiuto supportata da una pluralità di sostegni. La necessità di più figure che lavorano con la persona disabile scaturisce dalla possibilità di poter trovare gli indicatori della riduzione dell’handicap. La persona disabile, però, non può essere educata solo in base a suo handicap, ma bisogna tener presente anche la sua personalità globale, quindi considerando anche le differenze di genere, di cultura, etniche. Viene valorizzata sulla base di questa premessa, la visione della Pedagogia come scienza non statica, bensì di ricerca.
Tra gli aspetti da valutare c’è anche la situazione italiana rispetto agli altri Paesi, poiché nella nostra Nazione l’integrazione viene studiata ed applicata solo nell’ambito scolastico; gli altri Stati hanno percepito la necessità di estendere le abilità sociali della persona diversamente abile anche ai contesti extrascolastici.
Per analizzare un problema in maniera critica è opportuno partire dalle sue origini. Per questo Canevaro espone i progressi della scuola nell’ultimo ventennio. Tra gli eventi più importanti da ricordare viene citata anche la riforma Gentile, che successivamente ha portato anche alla nascita di scuole per handicappati.
Illuminante la riflessione sulla modalità di apprendimento di materiali della medesima difficoltà; l’autore sottolinea che gli argomenti diversi che possono essere considerati dello stesso livello non necessariamente avvengono con la stessa semplicità.
La pedagogia deve integrare le varie conoscenze riguardo tecniche e strumenti per ripensare nuove teorie, rivalutarle, adattarle a un determinato contesto.
La riduzione dell’handicap può essere considerato un vero e proprio problem solving. L’esempio riportato nel testo è quello di una persona col pannolone che impara a gestire le sue esigenze. Per la riduzione dell’handicap è necessaria la collaborazione da parte della famiglia con le istituzioni che lavorano nell’ambito della disabilità. La famiglia, e in particolare i genitori, devono orientarsi verso una prospettiva della valorizzazione.
Tra gli strumenti presi in considerazione per lavorare in quest’ambito troviamo anche i media. Un riferimento particolare viene fatto per la musica; in generale l’arteterapia viene considerata tra le tecniche attuali più innovative.
Come ogni scienza, anche la pedagogia necessita di specifici  termini tecnici per poter avere un quadro specifico della situazione  e per poter intervenire in modo adeguato. A tal proposito è nata la Pedagogia istituzionale, che racchiude la revisione di proposte sull’educazione, facendo particolare riferimento alla collaborazione.
Una parte del testo è dedicata a Freinet, dal quale si possono trarre molti spunti su cui lavorare all’integrazione dell’alunno. Innanzitutto è da considerare indispensabile il rapporto esperienza-conoscenza, che per l’autore francese può essere anche facilitato dalla televisione, anche se essa pone un altro problema, quello dell’imitazione dei personaggi televisivi. Non poteva non essere citato, poi, lo schedario come strumento essenziale per la collaborazione all’interno del gruppo classe. Da non trascurare è il concetto di trasmissione di cultura, che dovrebbe trasformarsi in produzione di cultura. Inizia poi un’analisi sui rapporti tra ascolto-parola, bisogno-risposta, disagio-benessere, curiosità-ricerca. Freinet, inoltre, pone in evidenza anche il luogo in cui avviene l’apprendimento, che può avvenire anche a distanza. Attualmente è possibile pensare anche a un tipo di apprendimento a distanza agevolato da uno strumento tecnologico specifico: il computer. L’ultimo argomento trattato è l’elemento simbolico come valore fondamentale dell’apprendimento.
L’ultima parte del lavoro di Canevaro si apre con la descrizione di un gruppo di persone con handicap che vivono in una situazione di estrema povertà nel loro Paese d’origine, ma essendo entrati come clandestini in un altro Paese per lavorare, preferiscono rimanerci per sentirsi utili dal momento che hanno trovato un occupazione. Ciò vuole evidenziare, ancora una volta, quanto sia doveroso prendere in considerazione i diversi aspetti di una persona; anche se i clandestini erano persone handicappate si percepivano soprattutto come disoccupati.
Il professore Canevaro, però, ci offre anche un esempio positivo di integrazione, illustrando la nascita di un’associazione in Québec, che sostiene le persone handicappate e i loro familiari appartenenti a diversi gruppi etnici.
Ogni capitolo è corredato di schede con lo scopo di approfondire l’argomento, o da esempi concreti che mostrino come mettere in atto ciò che è stato letto in precedenza.
In appendice è possibile trovare delle schede di lettura contenenti citazioni e recensioni tratte da alcuni testi sulla disabilità.


Il testo si chiude con una descrizione sui centri di documentazione sull’handicap e l’esigenza imprescindibile di concentrarsi proprio sull’handicap e non sul deficit. Da qui nasce anche il problema di trovare i giusti mediatori che possono essere anche oggetti che aprano il rapporto con l’altro. In ultima istanza viene suggerito di consultare il Centro Documentazione Handicap con sede a Bologna, fornendo i relativi recapiti.

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Bibliografia
Canevaro A. (1999), Pedagogia speciale. La riduzione dell'handicap, Bruno Mondadori, Milano.
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278/






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