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sabato 13 maggio 2023

T3 = TERRITORIO, TRADIZIONE e TECNOLOGIA

 Prof. Vincenzo Illibato

«Per insegnare bisogna emozionare.

Molti però ancora credono che se ti diverti non impari».

Maria Tecla Artemisia Montessori

 

È a questo aforisma della nota educatrice che ho sempre fatto riferimento per svolgere al meglio il mio percorso educativo con ruolo di docente.

Un riferimento che nel tempo ho integrato e personalizzato, adattandolo alle diverse esigenze dei discenti incontrati negli anni.

 

In modo complementare, mi sono avvalso del modello educativo binazionale EducreandoÓ, impiegandolo ad integrazione delle diverse strategie educative adoperate, soprattutto quando ho rivestito il ruolo di docente di sostegno, poiché il modello EducreandoÓ basato sull’ educazione emozionale, esce dai rigidi schemi accademici, favorendo in tal modo l’inclusione nei contesti con difficoltà.

 

Il modello prevede quindi un’interazione continua con il discente, con conseguente feedback. L’azione di ritorno, ovviamente con tempi diversi da discente a discente, rientra quasi sempre in uno schema di sensazioni ed emozioni positive e, nel caso non dovessero essere tali in prima risposta, è compito del docente convogliare le emozioni di difficoltà o di sofferenza, in risposte positive.

 

La linea di condotta, ovvero il comandamento da considerarsi dogma della prássia emotiva deve essere:

·        Emozionare;

·        Sapersi emozionare;

·        Saper fare emozionare.

 

Molte volte, basta veramente poco perché un discente viva un’emozione positiva, attraverso una realizzazione didattica che accresca l’autostima, di fronte ad un esercizio grammaticale o un problema di matematica che fino a poco prima, anziché far nutrire il discente di emozioni positive, generava frustrazione.

 

Gli obiettivi intrinsechi raggiunti sono:

·        Collaborazione con i colleghi di cattedra;

·        Condivisione delle buone prassi;

·        Diffusione del modello.

 

Due obiettivi su tre (i primi due – n.d.c.s.) sono pienamente raggiunti. Il rapporto con i colleghi di cattedra va a migliorare anche perché permette un confronto tra colleghi durante l’operatività in tempo reale, a differenza dei confronti postumi, molto spesso condotti sulla base di ricordi e/o episodi appuntati in agenda.

La condivisione delle buone prassi viene da sé, perché se appare sin da subito ed in modo lampante che una strategia didattica–educativa funziona, migliorando anche il lavoro del docente, viene ovvio che è meglio adottarla.

 

La diffusione del modello ha invece ancora qualche lentezza nell’affermarsi, molto spesso dovuto all’incertezza e alla diffidenza di alcuni docenti, nell’adottare un nuovo modello educativo che chiederebbe ore di lavoro tolte a metodi già affermati; anche perché paghiamo lo scotto generazionale della formazione educativa di una classe docente poco incline a nuove strategie pedagogiche come:

  • Outdoor Education
  •      Learning by Doing
  •      Flipped Classroom
  •       Cooperative Learning
  •        Interdisciplinarity

 

Gli obiettivi raggiunti con gli alunni, si semplificano nella sequenza:



Il lavoro didattico–educativo svolto e adattato al modello EducreandoÓ presentato presso la scuola I.C.1 “Giulio Rodinò” di Ercolano (NA) per l’anno scolastico 2022/2023, ha per titolo: «T3 = TERRITORIO, TRADIZIONE e TECNOLOGIAÓ ».

 


Si è data importanza alla valorizzazione del territorio, conservando la tradizione e le esperienze pedagogiche pregresse, non sostituendole, ma incrementandole con la tecnologia, mediante l’uso di ausili e mezzi informatici e telematici.

Presentazione PDF al seguente Link



martedì 7 aprile 2020

Tutto andrà bene

Dott.ssa Rosa Russo

Le epidemie non conoscono confini: non ci sono barriere che tengono davanti a certi fenomeni.
Siamo stati invasi d’un tratto da una situazione sconosciuta che ci ha presi alla sprovvista, un nemico invisibile che, fino a qualche tempo fa, ne ignoravamo l’esistenza.

Nella nostra generazione, un’emergenza di questo genere non è mai stata fronteggiata e così siamo stati colti da disorientamento, ansia, paura e angoscia, diffondendo un sentimento di incertezza per il futuro. 

Il nemico invisibile ha generato un periodo sospeso, in attesa di un domani sempre più lontano e sfocato; tutto si è fermato: istituzioni scolastiche, imprese, teatro e sport. IL MONDO SI È FERMATO!!! Pretendendo anche un sacrificio collettivo: eliminare la nostra socialità fatta di abbracci.

Degli abbracci proprio non sappiamo farne a meno, in loro troviamo calore, riparo, rimedi e proprio gli abbracci iniziano a mancare e oggi più che mai capiamo il loro valore.
È tutto strano, tutto diverso! Ma dobbiamo evitare l’isolamento emotivo, dato che, questa guerra batteriologica ha dato vita ad una guerra di solitudine dove ti fa para anche un parente. Così ci confiniamo nelle nostre case riscoprendo una risorsa importante: i vicini di casa, imparando a comunicare attraverso i balconi.

Le epidemie hanno sempre portato dei cambiamenti enormi e condizionato la nostra vita. 
Il covid19 sicuramente lascerà una traccia in ognuno di noi, ma lo combatteremo con un formidabile anticorpo: la RESILIENZA, perché “la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo” (E. Hillesum).


Prendersi lo spazio per la cura della relazione con i bambini

Insegnate di scuola d'infanzia Ilaria Oliva

Ringrazio la dottoressa Maddalena Di Rosa, per questa collaborazione, questo spazio condiviso e la possibilità di raccontarvi un po’ di come da insegnante di scuola infanzia e mamma sto vivendo questo periodo. Questo periodo di “distanziamento sociale” ha segnato un po’ tutti, credo abbia avuto un valore educativo per via del rigore che ci è stato richiesto nel rispettare le regole. Ho riflettuto sul mio ruolo di mamma e insegnante, su come sostenere e stare accanto ai bambini. Ogni prospettiva è ribaltata, il ruolo di insegnante si modifica e si trovano le strategie per sostenere i piccoli alunni a distanza, leggendo loro storie, o inviando video. Spesso con le famiglie a scuola mi sono trovata a confrontarmi sul significato di “cura” e tempo di qualità da passare con i bambini. Curare la relazione, rinforzare i momenti condivisi ma anche rispettare i momenti in cui i nostri bimbi stanno un po’ soli...
 
La pandemia ci ha messi davanti alle nostre paure, insicurezze e anche alla responsabilità/sfida nei confronti dei nostri bimbi. Una sfida, che io ho colto come un'opportunità, nonostante la grande tristezza del momento. Un’opportunità che mi vede impegnata a cercare le parole gentili, usarle più spesso, praticare la lentezza e la noia per far passare il tempo. Mi sono presa il tempo per guardare i miei bambini, guardare me stessa, dargli ancora più baci, rendermi conto che ci sono passaggi della loro crescita che mi erano sfuggiti e stupirmi. Stupirmi con loro e di loro. Mi sento combattuta da questo paradosso che stiamo vivendo, che ci impone (giustamente) di non vedere i nonni e gli amici proprio perché gli vogliamo bene, (più ci vogliamo bene più occorre stare lontani... ); Ci vuole cura per sostenere i bambini e spiegare loro questo momento; cura nei gesti e cura nella scelta delle parole. Possiamo vivere momenti nuovi e creare nuove abitudini con loro per rasserenarli, trovare meravigliosi spunti per crescere con loro osservandoli mentre giocano, o giocare con loro. I bambini hanno un grandissimo potenziale che per noi adulti è un arricchimento. Siamo tutti comprensibilmente affaticati, dallo stravolgimento delle nostre routine e lo sono anche e soprattutto i bambini, perciò trovare in noi le risorse per curare la bellezza interiore e ritrovare la meraviglia verso ciò che abbiamo è importante. Dedichiamo spazio alle coccole e alla lettera di libri assieme ai bambini per portarli “altrove”. Spero di avervi dato un po’ di “speranza che spera”, come direbbe qualche mio piccolo bimbo di scuola.
#andràtuttobene

Social dell'insegnante d'infanzia Ilaria Oliva




lunedì 10 febbraio 2020

L’educatore di comunità tra cura e ascolto


Dott.ssa Paola Perillo

Il giorno 14 marzo 2020 dalle ore 10:00 alle ore 12:00 presso la sede dell’ASSOCIAZIONE PESTALOZZI, in Via Armando Diaz 54 Portici (Na), si terrà il seminario di formazione: “L’educatore di comunità tra cura e ascolto”.
Questo seminario si pone l’obiettivo di offrire una panoramica conoscitiva sulla realtà delle comunità alloggio che ospitano minori a rischio, indagandone l’evoluzione storico-legislativa, le tipologie, il regolamento organizzativo e la strutturazione dei ritmi di vita quotidiana al suo interno. Il focus di questo incontro si concentrerà sulla figura dell’educatore che opera in questo contesto, analizzando tutte le competenze meramente “tecniche” e soprattutto quelle “umane” che in genere caratterizzano le professioni d’aiuto. Lo scopo è favorire nei partecipanti l’acquisizione delle conoscenze relative agli strumenti, ai metodi e agli obiettivi che guidano e permettono la realizzazione di una proficua azione educativa rivolta ai minori a rischio.
Saranno illustrate nella pratica le modalità di approccio alla documentazione con cui l’educatore di comunità entra in contatto nello svolgimento del proprio lavoro e sarà previsto un momento conclusivo di riflessione attraverso racconti e casi di studio.
Il seminario è rivolto ad insegnanti, docenti di sostegno, educatori, studenti e appassionati di scienze dell’educazione, sociologia e psicologia e operatori di settore.
Verrà rilasciato un attestato di partecipazione che andrà ad arricchire il background culturale e il curriculum formativo di coloro che prenderanno parte a questo evento.
Vi aspetto, non mancate!

domenica 9 febbraio 2020

ALCHIMIE CREATIVE Idee e suggerimenti per un laboratorio di scrittura creativa


Dott.ssa Veronica Mosca

La scrittura creativa è uno strumento che racchiude molte potenzialità e può essere un volano non solo per esprimere sé stessi ma anche per sostenere gli altri nel coltivare le proprie emozioni e imparare a narrarle in forma scritta.
La creatività intesa non solo come estro artistico ma come diversa angolazione e prospettiva nell’osservazione delle situazioni quotidiane. Stimolare la creatività significa conoscersi meglio ed esplorare le proprie risorse.
Il seminario si rivolge ai professionisti che per svariati motivi e finalità di natura specialistica devono attuare un laboratorio di scrittura creativa con un certo numero di discenti.



Un laboratorio può essere strutturato in più incontri, una prima fase è di natura conoscitiva, occorre imparare a conoscersi, a fidarsi dei propri compagni e imparare ad affidarsi al professionista che tiene il laboratorio. In una seconda fase durante il laboratorio si mettono in atto delle tecniche per stimolare la fantasia e la propria attitudine al racconto. Un laboratorio, data la sua natura esperienziale e non teorica, è flessibile e ognuno può lavorare su un obiettivo diverso. E’ tipico trovare all’interno di uno stesso laboratorio uno storyteller alla ricerca di nuovi stimoli, o un professionista dell’ambito dell’educazione che vuole conoscere nuove tecniche da applicare in altri contesti.

Il seminario di formazione (che si terrà il 22 febbraio 2020) si pone l’obiettivo di suggerire consigli e fornire strumenti utili ai fini di una corretta realizzazione di un laboratorio di scrittura creativa. In due ore cercherò di raccontare sinteticamente come si struttura un laboratorio e soprattutto fornire esempi pratici da attuare in un laboratorio.
Un aspetto sarà dedicato all’importanza della conoscenza della grammatica e della ricchezza del lessico, e come è possibile potenziare questi aspetti grazie ad alcuni semplici esercizi.
Riuscire a confrontarsi con un foglio bianco è un’impresa per certi versi ostica e superare il “blocco dello scrittore” può essere più semplice se affrontato in uno spazio protetto che può essere un laboratorio.

Per info e prenotazioni associazionepestalozzi@gmail.com

mercoledì 29 gennaio 2020

AL DI LÀ DEGLI OCCHI “Formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza del Braille”


Dott.ssa Rosa Russo
Il giorno 18 aprile 2020, dalle ore 16:00 alle ore 18:00, presso la sede ASSOCIAZIONE PESTALOZZI, Via Armando Diaz 54 Portici (Na), si terrà il seminario “Al di là degli occhi, formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza Braille”, un incontro per approcciarsi e riflettere sulle tematiche connesse alla disabilità visiva, promuovendo una maggiore consapevolezza dei processi percettivi attraverso l’uso dei sensi alternativi alla vista (udito, olfatto, tatto e movimento).
‹‹Un incontro rivolto a chi vede con il cuore››, sostiene la Relatrice Russo Rosa.
Il seminario si pone l’obiettivo di tracciare le caratteristiche generali della disabilità visiva e acquisire le conoscenze e le tecniche specifiche per l’intervento educativo volto a soggetti con minorazione visiva per promuovere la cultura dell’inclusione; inoltre sarà dedicata una parte per acquisire le conoscenze  di base della scrittura Braille e un’altra per l’illustrazione degli ausili tiflodidattici.
Il seminario è rivolto agli educatori, ai docenti curricolari e di sostegno, ai pedagogisti e studenti a cui verrà rilasciato un attestato di partecipazione da inserire nel proprio curriculum formativo.
Confido nella vostra presenza!



lunedì 27 gennaio 2020

LASCIAMOLI GIOCARE. Alla scoperta delle attività pedagogiche – educative nei luoghi dell’infanzia

Dott.ssa Carmela Internicola
Dott.ssa Simona Di Paolo



In pedagogia il gioco riveste un ruolo importante dal punto di vista sia educativo che relazionale.
Da Froebel a Bruner, Cleparade, Montessori, le sorelle Agazzi, Piaget, la letteratura è intrisa di teorie che ne valorizzano l’importanza.
Attraverso il gioco entriamo in relazione con il mondo circostante, lo esploriamo e lo immagazziniamo. Viene stimolata la creatività, la curiosità e la spinta emotiva e cognitiva del desiderio di conoscenza.
La dinamica che si realizza nel gioco permette al bambino di acquisire consapevolezza di sé, di interiorizzare norme, valori e regole sociali.
Attiva meccanismi di integrazione e di controllo emotivo, di valutazione e rispetto dei tempi.
 Froebel afferma, che il gioco è l’attività che caratterizza il bambino fino alla fanciullezza. L’educazione deve, dunque, tendere alla spontanea attività umana senza proporre modelli già precostruiti, ma dando la possibilità ad ogni individuo di realizzarsi autonomamente. Attraverso il gioco possiamo scoprire le più intime tendenze di ciascuno. Il gioco per il bambino è un vero è proprio lavoro di conoscenza ed adattamento.
Secondo Bruner, il gioco diventa funzionale e significativo per il bambino, in quanto attraverso di esso egli sperimenta problemi, soluzioni e comportamenti irreali, facilitando la crescita, la sperimentazione e l’inventiva. Il gioco viene visto come un processo fondamentale di esperienza. Bruner sottolinea che il gioco/conoscenza è un processo di categorizzazione , ossia la tendenza a semplificare i molti stimoli/dati esterni attraverso il raggruppamento in classi di equivalenza. Più faccio esperienza, più conosco, più amplio nuove categorie e così via. Da qui inizia lo sviluppo di un apprendimento consapevole e non più solo spontaneo. Un imparare ad imparare, quello che poi diventerà la base di un buon apprendimento scolastico volto all’acquisizione delle competenze.

Cleparade, sostiene che il fanciullo non debba subire condizionamenti nelle attività ludiche, ossia non debba essere obbligato in attività di cui non ne sente il bisogno naturale. Questo implica una particolare importanza alla dimensione dello sforzo, utile per il superamento degli ostacoli che si pongono fra lui e la meta da raggiungere. Compito di un educatore diventa quello di suscitare nel fanciullo l’interesse, per far si che egli riesca a superare lo sforzo. L’interesse si può attivare solo attraverso la stimolazione del piacere, e l’utilizzo della gioia dell’attrattiva, dimensione, questa, raggiungibile solo con il gioco. L’educazione deve essere gioiosa e ludica.
La Montessori, porta una grande innovazione in campo educativo, sovvertendo l’ordine e affermando che il gioco, come fino a quel momento inteso, è diseducativo, perché porta ad una dispersione dell’intelligenza che invece deve essere incarnate nel bambino, in tal modo il gioco prende nuova connotazione.
Il gioco deve essere libero, deve essere uno sviluppo di manifestazioni spontanee già presenti nel fanciullo. Il gioco, studiato per fasce di età e per categorie di apprendimento diventa fulcro portante dello sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale sia nel bambino che nell’adulto.
Il gioco va inteso come metodologia didattico-pedagogica per favorire la crescita, sana e guidata del bambino verso l’età adulta. Diventa uno strumento essenziale nelle mani di educatori docenti e pedagogisti, per adattare, prevenire e , soprattutto, valorizzare attitudini.
Il gioco ci permette di osservare la naturale tendenza del bambino ad approcciarsi al mondo e agli altri. Inoltre ci consente di modificare dinamiche disfunzionali, di interpretare situazioni di disagio e di elaborare progetti specifici di recupero. Segue tutto l’arco della vita, dall’infanzia alla vecchiaia. È stato riscontrato, ad esempio in pazienti con alzheimer, quanto il gioco avesse effetti importanti sul mantenimento di alcune sfere emotive, quanto fosse funzionale sul mantenimento della memoria. Il gioco tocca la sfera primitiva istintuale, basti guardare i primati, ad esempio, che si relazionano attraverso azioni ludiche.
L’aspetto ludico nell’ azione educativa è fondamentale. L’uomo apprende per stimoli e curiosità, ma soprattutto per appagamento e soddisfacimento dei propri bisogni. Il gioco dovrà dunque evolversi ed assumere caratteristiche diverse e diversificate a seconda dell’età. Attirare l’attenzione per trasmettere un sapere che diventi un apprendimento permanente, questo il compito di un educatore, questo potrà essere compiuto solo se attuato attraverso una modalità che mantenga in se l’aspetto ludico.
Il nostro workshop propone una serie di pratiche pedagogiche – educative attraverso attività ludiche e laboratori didattici, per arricchire il lavoro delle educatrici, insegnanti, pedagogisti e di tutti coloro che trascorrono molto tempo con i più piccoli per motivi professionali o personali, al fine di creare un clima ideale utile per arricchire lo sviluppo emotivo, relazione e di apprendimento del bambino.

Il prossimo seminario di formazione si terrà a Portici (NA) presso l'Associazione Pestalozzi con sede in Via Armando Diaz, 54. Per informazioni e prenotazioni scrivere a associazionepestalozzi@gmail.com



venerdì 24 gennaio 2020

Infanzia, segni e disegni


Dott.ssa Agnese Ottaviano
Infanzia, segni e disegni.
È questo il titolo del seminario che si terrà il 5 Maggio presso l’Associazione Pestalozzi di Portici.
Il disegno infantile è una forma di comunicazione non verbale attraverso la quale il bambino esprime se stesso. Dal disegno del bambino possiamo capire quali sono le sue emozioni, il suo vissuto e il suo modo di vedere se stesso e tutto ciò che lo circonda. Da cosa possiamo capire se lo stato d’animo del bambino è sereno o se siamo in presenza di situazioni di disagio? Possiamo trarre queste piccole ma, fondamentali informazioni da alcuni elementi caratterizzanti il disegno, tipo il tratto, la pressione e lo spazio occupato. Ogni bambino attraversa delle fasi durante il suo sviluppo grafico-pittorico che vanno dallo scarabocchio fino al disegno vero e proprio. Quando arriva alla fase del disegno vero e proprio e si cimenta con forme e figure varie può capitare che il bambino non disegni esattamente l’oggetto per quello che è ma, lo disegna nel modo in cui lui stesso lo vede e lo percepisce. Ci sono alcuni disegni in particolare che mostrano in che modo il bambino vive quella fase della crescita, perché disegnando proietta in maniera spontanea la sua interiorità e senza volerlo, ci trasmette dei messaggi. Durante il seminario verranno, quindi, mostrati alcuni di questi disegni primari tipo la casa, la figura umana e le loro caratteristiche. Il disegno per alcune figure professionali specializzate rappresenta uno strumento di indagine per rivelare la personalità del bambino e attraverso l’interpretazione del disegno risalire ad eventuali situazioni di sofferenza, disagio e problematicità varie che il bambino vive o percepisce. Lo scopo del seminario è quello di fornire elementi per conoscere le caratteristiche di un disegno infantile ed individuare eventuali campanelli d’allarme da segnalare poi a specialisti del settore di competenza che potranno effettuarne un’attenta analisi. Verrà presentato anche un breve excursus sul diritto alla libera interpretazione, sugli autori pionieri del disegno infantile e sull’importanza della promozione di questa attività che, insieme ad altre innumerevoli attività, funge da monito per lo sviluppo della creatività.
Vi aspetto, non mancate!

lunedì 20 gennaio 2020

PROGETTO LAVORO – Strumenti per trovare un lavoro.


Dr. Girolamo Pirozzi
Come trovare lavoro in Italia e addirittura nel profondo e disagiato Sud? Sembra voler cercare un ago in un pagliaio. Eppure è possibile, approcciando in maniera opportuna al problema e scomponendolo in più fattori che saranno oggetto del Seminario, previsto il 29/02/2020 c/o l’Associazione Pestalozzi in Via Armando Diaz, 54 a Portici (NA).
Quali sono questi fattori da risolvere punto per punto? È presto detto:
1.    VISUALIZZARE – Prima del “cosa” viene il “perché”. Perché lavorare? Capire questo step, per quanto “sciamanico” possa sembrare, è il punto più importante e difficile di tutti, in quanto bisogna guardare dentro se stessi. Se state pensando di getto “perché devo guadagnare, perché devo pagare le bollette, perché devo vivere”, sappiate che questa è una risposta parziale, siete fuori strada. La risposta imprescindibile al quesito è “per essere felici”. Il lavoro occupa dalle 4 alle 12 ore delle vostre vite, se aggiungete le 8 ore di sonno e le 2 che mediamente si perdono in file, attese, auto, non resta granché. Se non si è consci di questo e non si pone la propria felicità al primo posto del processo decisionale, non ci si sentirà mai soddisfatti, né del lavoro né della vita in generale. Naturalmente questo non significa che, durante la vostra ascesa, non dovrete valutare alcuni compromessi. Può darsi ad esempio che per diventare primario di cardiologia, si debbano sostenere gli studi facendo il cameriere. C’è un altro aspetto non da poco, nell’ambito in questione: chi lavora forzatamente in un ambito che non sente suo, non sarà mai in grado di eccellere in quanto “siamo più bravi in quello che più ci piace fare” [Prof. Paolo Preti – Docente di Organizzazione Aziendale ed esperto di PMI, Università Parthenope di Napoli, 2000].
Pertanto scegliere un lavoro che ci piace, non è soltanto eticamente auspicabile, ma costituisce anche la soluzione operativa ottimale per sé e per gli altri.
Dunque, guardando nel proprio profondo, si potranno fare interessanti ed accrescitive scoperte. Gnōthi sautón, “Conosci te stesso”, intimava l’Oracolo di Delfi nel tempio di Apollo. E così può capitare di addivenire ai veri motivi psicologici per cui in passato si è scelto un certo piano di studi; perché in verità ognuno di noi, sostanzialmente, inconsciamente, sta cercando di risolvere un problema individuale o collettivo attraverso una soluzione originale, che solo lui può offrire. E di cui dev’essere orgoglioso! È il suo personale “verso da aggiungere al mondo”, per chi ricorda la lezione del Professor Keating ne “L’Attimo fuggente”.
Una volta un importante ed affermato neuropsicologo con cui ho avuto modo di confrontarmi, mi raccontò la sua storia personale: era il primo figlio e soprattutto l’unico maschio della sua famiglia, in tempi in cui ancora non tutti potevano studiare e in cui vigevano alcuni stereotipi educativi, non del tutto scomparsi. Gli sarebbe piaciuto fare l’archeologo ma la madre volle che diventasse medico. Mi disse: “Sai, solo dopo tanti anni, ho capito perché tra i tanti ambiti medici io abbia scelto proprio neurologia e psicologia: perché fondamentalmente, io volevo scavare. Solo che invece di farlo nelle sabbie dell’Egitto, lo faccio nelle menti dei pazienti. Ma alla fine, io il mio sogno l’ho soddisfatto. Per questo riesco a lavorare bene”. Qual è dunque la vostra passione, cari lettori o aspiranti lavoratore?

2.    CONOSCERE IL SENTIERO – Una volta visualizzata la missione, occorre formarsi correttamente circa l’obiettivo che si vuol perseguire, cioè conoscere il più possibile la figura professionale che si vuol diventare. Questo vuol dire conoscere il percorso completo – fatto, cioè, non solo degli studi di base, ma anche delle esperienze concrete e dagli aggiornamenti da mettere in conto. Soprattutto significa comprendere le difficoltà da affrontare per raggiungere il traguardo intermedio: creare un profilo effettivamente spendibile. Ci sono molti tipi diversi di difficoltà. Alcune sono banalmente economiche, inerenti cioè le disponibilità finanziaria per poter spesare determinati studi o corsi; altre sono resistenze personali, oppure sociali di accettazione, come una famiglia di stipendiati che, per semplice preoccupazione, avversa un figlio che vuol diventare libero professionista. Altre ancora attengono al mercato della specifica figura professionale, cioè “come vendersi” o “come funziona in Italia quel determinato mestiere”. Ad esempio, chi volesse fare il commercialista non può più pensare che basti “una laurea in economia e commercio”, com’è stato magari per mamma e papà; deve sapere che c’è poi un tirocinio probabilmente sottopagato da fare (cosa che all’università non ti dicono affatto), e soprattutto deve capire che se ha ambizioni di superare la soglia dei 1.500€/mese dovrà fare scelte imprenditoriali dopo 5 anni di gavetta o non diverrà mai il “dominus” di un proprio Studio Commerciale.

3.    COME RICERCARE LAVORO – Esistono strumenti differenti, per entrare in contatto con la domanda di lavoro, ovvero con le aziende e gli enti. Dalle società di lavoro interinale e di ricerca del personale, ai motori di ricerca online, ai bandi e concorsi, ai moderni centri d’impiego nazionale (il vecchio collocamento). Per ciascuno di questi canali, sussistono poi ulteriori differenziazioni tra gli operatori che agiscono al loro interno. Ed esistono ragioni precise per cui alcuni provider funzionino meglio di altri, come pure vi sono ragioni per le quali, in base alla tipologia di figura professionale, può essere più utile un motore di ricerca piuttosto che un altro: è facile capire che collocare un operaio sia diverso rispetto a collocare un impiegato, così come diverso ancora sia collocare un professionista o un manager.

4.    STRUMENTI PER PROPORSI – Individuati i canali più opportuni, occorre poi dotarsi di strumenti di comunicazione efficace della propria figura professionale, delle proprie competenze ed esperienze. Non esiste un metodo unico universale per redigere il miglior curriculum vitae. Esistono tuttavia una gran quantità di piccoli dettagli che vanno curati attentamente per valorizzare la propria figura professionale e la propria storia lavorativa. Alcuni sono stratagemmi testuali, attinenti cioè all’uso delle parole, ai messaggi che si desidera far passare; altri attengono proprio agli strumenti tecnici (ad esempio avere un indirizzo email adeguato, che non sia pollicino82@hotmail.it); molti altri ancora sono inerenti la grafica, tali cioè da agevolare la leggibilità e la comprensione. Occorre mettersi nei panni del selezionatore, nei panni cioè di chi deve leggere non soltanto il vostro curriculum bensì magari 30 CV in un giorno, e decidere se contattarvi o meno. Al corso, avendo fatto questa esperienza nelle Human Resource, potrò indicare alcuni dettagli interessanti, spesso sottovalutati. La scelta del formato e la disposizione delle informazioni dipende anche dal tipo di figura professionale in questione; non sempre l’europass è infatti da prediligere. Così come non sempre occorre scrivere tutto.

5.    SOSTENERE IL COLLOQUIO – Ed eccoci al “momento verità”. Perché il colloquio di lavoro è un po’ come Alessandro Borghese a “4 ristoranti”, può rivoluzionare completamente l’esito di una selezione già durante il contatto telefonico, ma a maggior ragione dal vivo, qualora siate “arrivati in finale”. Un ottimo CV non varrà mai quanto una buona stretta di mano o la vostra capacità di essere reattivi, umili, esplicativi, propositivi. Durante il seminario PROGETTO LAVORO del 29/02/2020 vi illustrerò anche alcune tecniche di comunicazione non verbale, che in qualche modo sono potenti tanto quanto le vostre argomentazioni. Il mio personale obiettivo è quello di rendervi più sicuri di voi stessi, dotandovi di armi e munizioni tali per cui, alla fine, prima o poi, ce la farete a trovare il vostro spazio e la vostra dimensione nel mercato del lavoro.

Per info e prenotazioni: associazionepestalozzi@gmail.com



venerdì 13 ottobre 2017

Speak, Habla, Parle, Spricht! Esperti di traduzioni per le tue attività professionali e universitarie

Articolo scritto da Katia D'Angelo, esperta di traduzioni francese/italiano, italiano/francese
Oggi siamo parte di un’unica immensa società globalizzata. Possiamo essere connessi con tutto il mondo e condividere il nostro sapere. Per farlo c’è solo un modo: padroneggiare la torre di Babele, conoscere lingue e culture diverse e scoprire la bellezza e la meravigliosa possibilità di non sentirsi isolati, di far parte di un qualcosa di più grande.
È in questo contesto che la traduzione ci è di aiuto.
Ti interessa lo studio di altre lingue? Devi superare un esame di lingua? Vuoi rendere competitiva la tua tesi di laurea inserendo testi in lingue straniere o renderla fruibile per una platea più vasta e hai bisogno di tradurla? Per i tuoi studi, le tue ricerche, il tuo lavoro hai bisogno di traduzioni letterarie o di articoli scientifici? Vuoi essere concorrenziale in ambito lavorativo con un curriculum vitae che possa esaltare le tue qualità anche in altri stati? Vuoi lanciare la tua impresa a livello internazionale? Hai bisogno di intrattenere relazioni internazionali con clienti tramite e-mail o altri tipi di corrispondenze? Hai bisogno di pubblicizzare un prodotto in altre lingue? Vuoi mettere in rete il tuo blog, il tuo sito web, la tua pagina facebook, e comunicarlo in altre lingue? Hai bisogno di tradurre volantini, manifesti, dépliant, locandine per essere competitivo sul mercato? Lavori in ambito turistico e hai bisogno di fornire informazioni storiche e culturali di un luogo a turisti stranieri? Fornisci attività ludiche e vuoi scoprire un metodo adatto per insegnare i primi elementi di lingua straniera ai piccoli?
Hai bisogno di un traduttore: una figura professionale che sappia capire le tue esigenze e trovare la strada giusta per metterti in comunicazione con il mondo. Non si tratta di semplice traduzione, bensì di padroneggiare al meglio le strategie comunicative affinché la comunicazione sia efficace.
Effettuiamo traduzioni in inglese, francese, spagnolo, tedesco.

            Dunque, che aspetti? Non dirlo a pochi. Resta connesso. Dillo al mondo. Dillo in lingue!

Presso la nostra sede ogni tipo di traduzione e consulenza. Per maggiori informazioni contattare in privato
Contatti
Instagram: educazioneformazione
Facebook: Associazione “Educazione e Formazione”

mercoledì 11 ottobre 2017

Lo Psicologo è un’opportunità, un’opportunità di ripartire

Dott.ssa Battiloro Mariagiulia
Non tutti sanno che i nostri amici, il nostro parrucchiere e la nostra estetista non sono capaci di aiutarci nei veri problemi della vita, eppure noi ci rivolgiamo a loro per qualsiasi dilemma. La verità è che non tutti ammettiamo di aver bisogno di un aiuto, e ancor di più dell’aiuto dello psicologo. Oltre a qualche studente di psicologia e qualche appassionato dell’argomento, il resto della popolazione non crede nei “POTERI” dello psicologo e vede questi professionisti come inutili e inaffidabili. Proprio per questo abbiamo pensato ad un seminario per accrescere la conoscenza sul ruolo dello psicologo e dell’importanza che può avere nella vita di ogni persona. Infatti durante le due ore d’incontro, non solo si parlerà delle tecniche utilizzate dallo psicologo per l’ascolto e la cura, ma anche di pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi che ormai aleggiano sulla figura di questi professionisti. Lo scopo principale di tale seminario è di rendere più chiaro a tutti il lavoro che lo psicologo svolge e di quanto possa essere utile non solo a coloro che hanno una qualsiasi patologia psichica, ma anche per chi semplicemente affronta un periodo difficile. Durante queste ore sarà possibile formulare alcune domande e qualsiasi genere di intervento per rendere l’incontro dinamico e interattivo, diversamente sarà possibile esporre i propri dubbi alla fine del seminario. Chiariremo la figura dello psicologo, la sua formazione e chi può farlo. Inoltre spiegheremo la sostanziale differenza tra una psicoterapia e una consulenza. Ancora parleremo della differenza tra lo psicologo e un semplice conoscente affrontando il tema degli stereotipi e dei pregiudizi che caratterizzano tale professione. Infine lasceremo ampio spazio a dubbi e domande di qualsiasi genere. Rivolgersi ad uno psicologo può cambiarti la vita.

Presso la nostra associazione sono disponibili consulenze psicologiche.
Contatti
Instagram: educazioneformazione
Facebook: Associazione “Educazione e Formazione”

mercoledì 4 ottobre 2017

Doposcuola per dsa e supporto genitoriale a Portici (NA)

Dott.ssa Anna Pesce
Il doposcuola accompagna i ragazzi con DSA durante tutto l'anno scolastico e pone l'obiettivo di supportare i ragazzi in un percorso verso l'autonomia nello studio e nell'acquisizione di competenze. Le attività proposte hanno nello specifico l'obiettivo di:

    favorire un percorso verso l'autonomia nell'apprendimento attraverso (computer, software didattici, tabelle, mappe concettuali, sintesi vocale ecc)
    favorire metodologie basate sui diversi stili di apprendimento adeguate alle peculiarità del singolo bambino/ragazzo.
    Migliorare la strategia di studio e la gestione delle situazioni di difficoltà.
    Favorire la motivazione e l'autostima di sé.
    Instaurare un buon clima di gruppo per favorire il confronto e lo scambio di informazioni ed emozioni tra ragazzi che hanno un vissuto simile in modo da comprendere che “ci sono altri come me”.

A chi è rivolto:
    Bambini/e e ragazzi/e della scuola primaria e secondaria di 1° e 2° grado
    Genitori per attività di informazione e di supporto

Quando:


    Su appuntamento dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 17:00.
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martedì 3 ottobre 2017

Le radici della violenza di genere

Dott.ssa Francesca Ruocco
In una lettera inviata il 10 ottobre del 2007 al quotidiano “la Repubblica”, Rita Levi Montalcini affermava:
 […] le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società.
Si tratta di una colonna vertebrale su cui gravano pesanti e, spesso, oltraggiosi, offensivi, pericolosi carichi, frutto di una millenaria cultura fondata sulla differenza di genere, ossia la differenza tra uomo e donna discendente, principalmente, dall’idea dell’inferiorità della donna rispetto all’uomo. Quando, sulla base di tale differenza, vengono perpetrate, da parte dell’uomo, azioni che conducono o possono condurre a sofferenza fisica o psichica della donna, si configura la violenza di genere. Tale tipologia di violenza, fino alla sua estremizzazione che può culminare nell’omicidio della donna stessa, poggia su basi culturali ancora fortemente radicate nella società di tipo patriarcale. Dunque, è la componente culturale a rendere il fenomeno della violenza contro le donne difficile da estirpare perché la cultura, nel senso antropologico del termine, - ossia l’insieme delle pratiche sociali, politiche, economiche, religiose, artistiche e scientifiche che caratterizzano la vita di una determinata società - è per definizione frutto di sedimentazione di comportamenti e credenze che vanno a consolidarsi nel tempo. Pertanto, cambiare la cultura, la mentalità di una determinata società richiede precise azioni di sensibilizzazione al fine di smantellare gli stereotipi e divulgare modelli di comportamento positivi. Anche la normativa posta a tutela della donna, elaborata sia in ambito nazionale che internazionale, può risultare efficace e provvedere alla effettiva protezione e assistenza della donna solo se affiancata da azioni di prevenzione capaci di sradicare, come anzidetto, la matrice culturale della violenza di genere. Di fatti, una legislazione idonea ed adeguatamente applicata ai casi è necessaria per contrastare la violenza perpetrata contro le donne, tuttavia non risulta sufficiente laddove non viga l’idea dell’assoluto rispetto dell’individuo, indipendentemente dalla sua provenienza e/o appartenenza. Dunque, al fine di combattere un fenomeno tanto diffuso quanto taciuto, come è la violenza di genere, risulta essenziale la sua piena e completa comprensione che implica un’approfondita analisi delle varie tipologie di atti violenti che ricadono sotto la medesima definizione, degli ambiti in cui la violenza può verificarsi, nonché dei dati ufficiali utili anche per individuare caratteristiche di autori e vittime.
In conclusione, l’opera di contrasto al drammatico fenomeno della violenza di genere, affinché possa essere concreta, effettiva, reale dovrebbe incardinarsi su due binari: uno per così dire normativo, fondato sull’elaborazione di una legislazione chiara, lineare, di facile applicazione; l’altro, definibile culturale perché improntato al rinnovamento e allo smantellamento di quegli stereotipi che vedono le donne e gli uomini imbrigliati in ruoli predeterminati che in un’ottica evolutiva risultano anacronistici, finanche dannosi.

Ad oggi, i progressi fatti e i risultati raggiunti nell’ambito di ciò che è stato definito binario normativo sono soddisfacenti, seppure restano ancora zone d’ombra da regolare. Lo stesso, purtroppo, non si può affermare per il cd. binario culturale, nell’ambito del quale le azioni intraprese dalla società civile, organizzata in associazioni, risultano fondamentali anche se deboli perché scarsamente supportate dalle esigue e, talvolta, inidonee azioni istituzionali.

Per chi fosse interessato ad approfondire la tematica è possibile prenotare un seminario di formazione tenuto dalla Dottoressa Ruocco. Per maggiori informazioni scrivere a: associazioneeducazioneformazione@yahoo.it


martedì 8 agosto 2017

Esame di abilitazione Assistente Sociale


                    Dott. Mario Montella


Ø  Superare l'esame di stato per riuscire ad ottenere l'abilitazione in ambito
sociale non è semplice, ma con noi si può!!

Attraverso una metodologia di studio accurata, preparazione dei docenti e applicazione al corso tesa al raggiungimento dell'obiettivo, tutto questo grazie al team-work, punto di forza della nostra associazione.

Propositi ed evoluzione del corso:


-L'assistente sociale: profilo professionale e codice deontologico
-Legislazione sociale: sistema integrato dei servizi sociali e interventi socio-assistenziali, sistema di finanziamento, interventi socio-assistenziali
-La tutela sociale del lavoro nell'ordinamento italiano, psicologia del lavoro, mediazione tra domanda e offerta di lavoro, interventi di politica attiva del lavoro, interventi a sostegno del reddito, assicurazioni sociali, assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali
-Vigilanza in materia di legislazione sociale
-Servizi ed interventi socio-sanitari
-Nozioni di diritto costituzionale
-Nozioni di diritto amministrativo, ordinamento degli enti locali e pubblico impiego
-Nozioni di diritto civile e di diritto penale
-Metodi e tecniche del servizio sociale
-Servizio sociale, organizzazione dei servizi e ruolo dell'assistente sociale nelle istituzioni
-Ruolo di assistente sociale specialista
-Come funziona l'esame di stato
-Quesiti a risposta multipla/aperta
-Esempi di elaborati e progetti di intervento


CONSULENZA TESI DI LAUREA – PREPARAZIONE ESAMI UNIVERSITARI – TUTORAGGIO STUDIO PER CONCORSI, TEST D’INGRESSO E ABILITAZIONE ASSISTENTE SOCIALE
E-mail: associazioneeducazioneformazione@yahoo.it
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Come superare il test di Scienze della Formazione Primaria

Il 20 settembre 2023 ho sostenuto e superato il Concorso per l'ammissione alla facoltà di  Scienze della Formazione Primaria presso l...