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martedì 31 marzo 2020
venerdì 27 marzo 2020
Cosa fare della nostra rabbia
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Questo è solo un esempio banale che spero sia utile a rispondere a una domanda molto importante. Cosa ci permette di scaricare la rabbia? Dipingere, suonare, ballare, cantare, leggere, scrivere, ascoltare musica, guardare serie tv… Non importa. L’importante è trovare il nostro personale (anche unico a volte) modo di sfogare e se può essere sia utile che producente meglio ancora.
Quante volte ci capita di essere estremamente arrabbiati per
vari motivi? Troppe. E quante volte siamo in grado di gestire la rabbia? La
cosa peggiore che possa succedere in questo caso è avere qualcuno vicino che ti
dica ‹‹calmati››.
La calma viene dopo, bisogna prima far emergere la nostra ira, non reprimerla;
reprimere le emozioni è dannoso. Quale potrebbe essere la cosa giusta da fare
in certe occasioni? Facciamo un esempio.
Supponiamo che una ex del tuo ragazzo lo contatti
inviandogli messaggi piuttosto espliciti. Quale potrebbe essere una reazione
comprensibile? Aspettarla sotto casa e picchiarla? Sarebbe sicuramente molto
appagante e liberatorio, ma non varrebbe la pena avere problemi con la legge
per così poco. Quale potrebbe essere quindi una valida alternativa? Io
personalmente quando sono molto arrabbiata faccio 20 minuti di corsa sul
tappeto e 3 serie da 20 di addominali (il numero di esercizi e il tempo
dedicato ad essi varia a seconda dell’evento che mi ha causato rabbia).
Risultato: scarico l’adrenalina, mi tengo in forma, mi tengo lontana dai
problemi.
giovedì 26 marzo 2020
"Mi privarono della primavera, ma io ero fiorito ugualmente"
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Dal Libro Rosso di Carl Gustav Jung
"Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?" "Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?" "Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari". "E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?" "Non me lo perdonerei mai, anche se per me l'hanno inventata questa peste!" "Può darsi, ma se così non fosse?" "Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa". "E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo". "Mi prendete in giro?" "Affatto... Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso". "Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?" "Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa". "E di cosa vi privaste?" "Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po' di primavera a terra. Ci fu un'epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un'abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l'uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all'alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l'ora delle preghiere, l'ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita. Sempre l'indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l'abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave.
Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l'attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L' attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell'equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando".
"Come andò a finire, Capitano?" "Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto". "Vi privarono anche della primavera, ordunque?" "Sì, quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".
Dal Libro Rosso di Carl Gustav Jung
"Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?" "Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?" "Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari". "E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?" "Non me lo perdonerei mai, anche se per me l'hanno inventata questa peste!" "Può darsi, ma se così non fosse?" "Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa". "E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo". "Mi prendete in giro?" "Affatto... Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso". "Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?" "Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa". "E di cosa vi privaste?" "Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po' di primavera a terra. Ci fu un'epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un'abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l'uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all'alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l'ora delle preghiere, l'ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita. Sempre l'indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l'abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave.
Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l'attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L' attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell'equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando".
"Come andò a finire, Capitano?" "Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto". "Vi privarono anche della primavera, ordunque?" "Sì, quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".
martedì 17 marzo 2020
10 libri da leggere sulla disabilità
In questo video mostro quali sono i testi che ritengo importanti da leggere per chi lavora con persone diversamente abili.
10 libri da leggere sulla disabilità
10 libri da leggere sulla disabilità
giovedì 12 marzo 2020
Coronavirus e tagli allo stipendio: la reazione di alcuni imprenditori ignobili
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
L’emergenza Coronavirus ha scatenato gravi danni
in tutto il pianeta, tra cui indubbiamente quelli economici. La cosa triste è
che oltre le cause naturali che hanno contribuito al disastro globale di questo
scenario si aggiungono anche quelle causate da coloro che definisco “esseri
disumani”, perché di umano hanno solo l’aspetto.
Dipendenti che hanno un contratto a tempo
indeterminato si vedono convocati nell’ufficio del capo per sentirsi dire che
l’epidemia sta portando ritardi nei pagamenti e che l’orario di lavoro e di
conseguenza lo stipendio devono essere dimezzati.
Ci vuole coraggio a comportarsi in questo modo
soprattutto quando il capo dell’azienda è tutelato dal contratto e dalle
cambiali che fa firmare ai clienti e che quindi sa che anche se c’è qualche
ritardo il mese successivo recupererà tutto… Ci vuole coraggio a non pensare
che quello stipendio che guadagnano i dipendenti è l’unica entrata di molte famiglie … Ci
vuole davvero un gran coraggio a non prendere in considerazione che quelle
persone si troveranno in grave difficoltà, perché nessuno dimezzerà loro il
mutuo, le bollette, la spesa…
C’è bisogno di un vaccino per salvaguardare la
nostra salute…
C’è bisogno di rispetto delle norme, ordinanze e
leggi per far riaprire quanto prima tutte le attività commerciali…
… Ma, prima di ogni cosa, c’è un bisogno
disperato di educare all’umanità, perché senza l’amore, senza il rispetto,
senza la solidarietà verso il prossimo… siamo solo dei pezzi di carne vuoti che
sopravvivono.
martedì 10 marzo 2020
Dott.ssa Maddalena Di Rosa - Pedagogista
Mi presento: mi chiamo Maddalena Di Rosa, sono una pedagogista e sono la presidente dell'associazione Educazione e Formazione. L'associazione è stata fondata il 4 febbraio del 2015 e ha come obiettivi principali la formazione e l'orientamento scolastico e professionale. Molti professionisti e studenti del settore della formazione si rivolgono all'associazione per consulenze di ogni tipo.
Per maggiori informazioni è possibile scrivere alla pagina facebook al seguente link
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278
https://www.youtube.com/watch?v=sSwx8kz_4BQ
Per maggiori informazioni è possibile scrivere alla pagina facebook al seguente link
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278
https://www.youtube.com/watch?v=sSwx8kz_4BQ
mercoledì 26 febbraio 2020
Come strutturare una tesi di laurea
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Molti studenti universitari non sanno da dove partire per la stesura di una tesi di laurea. Ecco una struttura di base che è possibile seguire per le tesi in materie umanistiche.
1. Scegliere un argomento interessante da proporre al docente: è sempre meglio cominciare a proporre un argomenti piuttosto che aspettare che sia il docente a suggerirne uno;
2. Reperire i materiali cartacei e virtuali sull'argomento, sia quelli provenienti da ricerche personali che quelli suggeriti dal docente;
3. Questo è il passaggio fondamentale: una determinata tematica può essere vastissima, è quindi indispensabile capire che taglio si vuol dare alla propria tesi. Qui si iniziano a strutturare tre capitoli che rappresenteranno i tre macroargomenti della tematica in questione;
4. Ogni capitolo verrà a sua volta suddiviso in paragrafi.
È importante ricordare che ogni singolo passaggio deve essere supervisionato e approvato dal docente, per evitare eccessive correzioni.
Associazione Educazione e Formazione
Scrivere una tesi di laurea
Come scrivere una tesi di laurea - Guida completa
Molti studenti universitari non sanno da dove partire per la stesura di una tesi di laurea. Ecco una struttura di base che è possibile seguire per le tesi in materie umanistiche.
1. Scegliere un argomento interessante da proporre al docente: è sempre meglio cominciare a proporre un argomenti piuttosto che aspettare che sia il docente a suggerirne uno;
2. Reperire i materiali cartacei e virtuali sull'argomento, sia quelli provenienti da ricerche personali che quelli suggeriti dal docente;
3. Questo è il passaggio fondamentale: una determinata tematica può essere vastissima, è quindi indispensabile capire che taglio si vuol dare alla propria tesi. Qui si iniziano a strutturare tre capitoli che rappresenteranno i tre macroargomenti della tematica in questione;
4. Ogni capitolo verrà a sua volta suddiviso in paragrafi.
Associazione Educazione e Formazione
Scrivere una tesi di laurea
Come scrivere una tesi di laurea - Guida completa
lunedì 24 febbraio 2020
Intervista ad Angela Tramontano
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
L'intervista di oggi è alla Dott.ssa Angela Tramontano, presidente dell'Associazione Pestalozzi con sede a Via Diaz, 54 - Portici (NA)
Da dove nasce il nome dell’associazione?
Il nome Pestalozzi nasce dall'amore per un pedagogista svizzero che parla di educazione del cuore...sostenendo che un educatore ha il compito di assistere una persona nel corso della sua evoluzione secondo un’unità di cuore, mente e mano.
Come è nata l’idea di creare un’associazione?
Abbiamo deciso, insieme a delle colleghe di creare un’associazione per unire le nostre competenze ed istituzionalizzare in qualche modo ciò che già facevamo nella vita ovvero lavorare nel terzo settore e occuparci di educazione e formazione.
Quali sono i progetti che le scuole vi richiedono?
I progetti che svolgiamo nelle scuole sono diversi. Ci sono quelli rivolti a ragazzi diversamente abili e quelli rivolti a ragazzi normodotati. I primi sono progetti manipolativi, teatrali, di sicurezza ecc...I secondi sono spesso legati all'alternanza scuola lavoro se si tratta di istituti superiori o di Psicomotricità relazionale se parliamo di scuole di primo grado.
Qual è l’età dei ragazzi che partecipano alle attività?
I ragazzi che partecipano alle attività in associazione hanno età molto diverse in base a gruppi di lavoro. Ci sono bambini che partecipano ad alcune attività e ragazzi ed adulti che partecipano ad altre attività.
Quali sono le principali attività che svolgete con i ragazzi in sede?
I nostri progetti sono laboratori: Manipolativi, di pittura, di scrittura, sportivi, teatrali e di potenziamento delle autonomie.
C’è un percorso educativo che riscuote maggiore successo?
I progetti sono tutti bellissimi ed importanti al fine di sviluppare determinate competenze e raggiungere obiettivi. Ogni laboratorio ha la sua particolarità.
L'intervista di oggi è alla Dott.ssa Angela Tramontano, presidente dell'Associazione Pestalozzi con sede a Via Diaz, 54 - Portici (NA)
Da dove nasce il nome dell’associazione?
Il nome Pestalozzi nasce dall'amore per un pedagogista svizzero che parla di educazione del cuore...sostenendo che un educatore ha il compito di assistere una persona nel corso della sua evoluzione secondo un’unità di cuore, mente e mano.
Come è nata l’idea di creare un’associazione?
Abbiamo deciso, insieme a delle colleghe di creare un’associazione per unire le nostre competenze ed istituzionalizzare in qualche modo ciò che già facevamo nella vita ovvero lavorare nel terzo settore e occuparci di educazione e formazione.
Quali sono i progetti che le scuole vi richiedono?
I progetti che svolgiamo nelle scuole sono diversi. Ci sono quelli rivolti a ragazzi diversamente abili e quelli rivolti a ragazzi normodotati. I primi sono progetti manipolativi, teatrali, di sicurezza ecc...I secondi sono spesso legati all'alternanza scuola lavoro se si tratta di istituti superiori o di Psicomotricità relazionale se parliamo di scuole di primo grado.
Qual è l’età dei ragazzi che partecipano alle attività?
I ragazzi che partecipano alle attività in associazione hanno età molto diverse in base a gruppi di lavoro. Ci sono bambini che partecipano ad alcune attività e ragazzi ed adulti che partecipano ad altre attività.
Quali sono le principali attività che svolgete con i ragazzi in sede?
I nostri progetti sono laboratori: Manipolativi, di pittura, di scrittura, sportivi, teatrali e di potenziamento delle autonomie.
C’è un percorso educativo che riscuote maggiore successo?
I progetti sono tutti bellissimi ed importanti al fine di sviluppare determinate competenze e raggiungere obiettivi. Ogni laboratorio ha la sua particolarità.
mercoledì 19 febbraio 2020
Commenti critici e commenti cattivi
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Commenti critici e commenti cattivi. Perchè è importante fare questa distinzione? Perchè è sempre più evidente che ci sono tante persone sui social che sentono il bisogno di scrivere commenti distruttivi e a volte lo fanno senza aver neanche letto il contenuto. Spesso si tratta anche di bambini e ragazzini. Cosa ci fa capire questo? Ci fa capire che si tratta di un'emergenza importante nel nostro tempo. C'è un bisogno di educare alla criticità, nel caso dei minori in particolare c'è la necessità di educare ad un corretto uso dei media e più in generale c'è bisogno di educare al rispetto umano.
https://www.youtube.com/watch?v=lWJu-wnISTc
Commenti critici e commenti cattivi. Perchè è importante fare questa distinzione? Perchè è sempre più evidente che ci sono tante persone sui social che sentono il bisogno di scrivere commenti distruttivi e a volte lo fanno senza aver neanche letto il contenuto. Spesso si tratta anche di bambini e ragazzini. Cosa ci fa capire questo? Ci fa capire che si tratta di un'emergenza importante nel nostro tempo. C'è un bisogno di educare alla criticità, nel caso dei minori in particolare c'è la necessità di educare ad un corretto uso dei media e più in generale c'è bisogno di educare al rispetto umano.
https://www.youtube.com/watch?v=lWJu-wnISTc
lunedì 10 febbraio 2020
L’educatore di comunità tra cura e ascolto
Dott.ssa Paola Perillo
Il
giorno 14 marzo 2020 dalle ore 10:00 alle ore 12:00 presso la sede dell’ASSOCIAZIONE
PESTALOZZI, in Via Armando Diaz 54 Portici (Na), si terrà il seminario di
formazione: “L’educatore di comunità tra cura e ascolto”.
Questo
seminario si pone l’obiettivo di offrire una panoramica conoscitiva sulla
realtà delle comunità alloggio che ospitano minori a rischio, indagandone
l’evoluzione storico-legislativa, le tipologie, il regolamento organizzativo e
la strutturazione dei ritmi di vita quotidiana al suo interno. Il focus di
questo incontro si concentrerà sulla figura dell’educatore che opera in questo
contesto, analizzando tutte le competenze meramente “tecniche” e soprattutto
quelle “umane” che in genere caratterizzano le professioni d’aiuto. Lo scopo è
favorire nei partecipanti l’acquisizione delle conoscenze relative agli
strumenti, ai metodi e agli obiettivi che guidano e permettono la realizzazione
di una proficua azione educativa rivolta ai minori a rischio.
Saranno
illustrate nella pratica le modalità di approccio alla documentazione con cui
l’educatore di comunità entra in contatto nello svolgimento del proprio lavoro
e sarà previsto un momento conclusivo di riflessione attraverso racconti e casi
di studio.
Il
seminario è rivolto ad insegnanti, docenti di sostegno, educatori, studenti e
appassionati di scienze dell’educazione, sociologia e psicologia e operatori di
settore.
Verrà
rilasciato un attestato di partecipazione che andrà ad arricchire il background
culturale e il curriculum formativo di coloro che prenderanno parte a questo
evento.
Vi
aspetto, non mancate!
domenica 9 febbraio 2020
ALCHIMIE CREATIVE Idee e suggerimenti per un laboratorio di scrittura creativa
Dott.ssa Veronica Mosca
La scrittura creativa è uno strumento che racchiude molte
potenzialità e può essere un volano non solo per esprimere sé stessi ma anche
per sostenere gli altri nel coltivare le proprie emozioni e imparare a narrarle
in forma scritta.
La creatività intesa non solo come estro artistico ma come
diversa angolazione e prospettiva nell’osservazione delle situazioni
quotidiane. Stimolare la creatività significa conoscersi meglio ed esplorare le
proprie risorse.
Il seminario si rivolge ai professionisti che per svariati
motivi e finalità di natura specialistica devono attuare un laboratorio di
scrittura creativa con un certo numero di discenti.
Un laboratorio può essere strutturato in più incontri, una
prima fase è di natura conoscitiva, occorre imparare a conoscersi, a fidarsi
dei propri compagni e imparare ad affidarsi al professionista che tiene il
laboratorio. In una seconda fase durante il laboratorio si mettono in atto delle
tecniche per stimolare la fantasia e la propria attitudine al racconto. Un
laboratorio, data la sua natura esperienziale e non teorica, è flessibile e
ognuno può lavorare su un obiettivo diverso. E’ tipico trovare all’interno di
uno stesso laboratorio uno storyteller alla ricerca di nuovi stimoli, o un
professionista dell’ambito dell’educazione che vuole conoscere nuove tecniche
da applicare in altri contesti.
Il seminario di formazione (che si terrà il 22 febbraio 2020) si pone l’obiettivo di suggerire
consigli e fornire strumenti utili ai fini di una corretta realizzazione di un
laboratorio di scrittura creativa. In due ore cercherò di raccontare
sinteticamente come si struttura un laboratorio e soprattutto fornire esempi
pratici da attuare in un laboratorio.
Un aspetto sarà dedicato all’importanza della conoscenza
della grammatica e della ricchezza del lessico, e come è possibile potenziare
questi aspetti grazie ad alcuni semplici esercizi.
Riuscire a confrontarsi con un foglio bianco è un’impresa
per certi versi ostica e superare il “blocco dello scrittore” può essere più
semplice se affrontato in uno spazio protetto che può essere un laboratorio.
Per info e prenotazioni associazionepestalozzi@gmail.com
lunedì 3 febbraio 2020
Intervista ad Alessandra Tramontano
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Per info associazionepestalozzi@gmail.com
Alessandra
Tramontano vicepresidente dell’associazione Pestalozzi, Esperta delle
problematiche dell’infanzia e dell’adolescenza e Tutor DSA comincia un nuovo progetto
riguardo un ciclo di seminari di formazione.
Si sta
parlando molto di questo progetto. Di cosa si tratta?
È un progetto molto interessante al quale il mio team ed io
stiamo lavorando da diversi mesi. Si tratta di un ciclo di seminari molto
interessanti e con dei relatori molto preparati. Sono veramente contenta del
lavoro che stiamo facendo con tantissima grinta e determinazione.
A chi sono rivolti i seminari?
I seminari sono rivolti a tutti i professionisti che vogliono
migliorare le proprie conoscenze, agli studenti che vogliono coltivare e
aumentare la propria cultura, agli insegnanti per avere nozioni nuove su
laboratorio particolari. Gli argomenti dei seminari sono vari per questo posso
essere rivolti anche a genitori a nonni...
Da quanti anni operate in questo settore?
La nostra associazione è sul territorio porticese da diversi
anni; noi ci occupiamo di Disabilità e di Formazione e già da diversi anni anche
attraverso progetti nelle scuole.
Qual è il feedback di questo progetto?
Devo dire che sono soddisfatta per il discreto riscontro che
stiamo avendo ci arrivano ogni giorno tantissime mail e messaggi whatsapp per
info e per iscriversi ai vari seminari.
Dove si svolgeranno i seminari?
I seminari si svolgeranno nella nostra sede in via A. Diaz,
54 - Portici (NA)
Prima di lasciarci voglio ringraziare veramente tanto tutto
il team che sta lavorando con me da mesi con dedizione e impegno ogni giorno
con la stessa grinta.
Per info associazionepestalozzi@gmail.com
mercoledì 29 gennaio 2020
AL DI LÀ DEGLI OCCHI “Formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza del Braille”
Dott.ssa Rosa Russo
Il giorno 18 aprile 2020, dalle ore 16:00 alle ore 18:00, presso la sede ASSOCIAZIONE PESTALOZZI, Via Armando Diaz 54 Portici (Na), si terrà il seminario “Al di là degli occhi, formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza Braille”, un incontro per approcciarsi e riflettere sulle tematiche connesse alla disabilità visiva, promuovendo una maggiore consapevolezza dei processi percettivi attraverso l’uso dei sensi alternativi alla vista (udito, olfatto, tatto e movimento).
Il giorno 18 aprile 2020, dalle ore 16:00 alle ore 18:00, presso la sede ASSOCIAZIONE PESTALOZZI, Via Armando Diaz 54 Portici (Na), si terrà il seminario “Al di là degli occhi, formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza Braille”, un incontro per approcciarsi e riflettere sulle tematiche connesse alla disabilità visiva, promuovendo una maggiore consapevolezza dei processi percettivi attraverso l’uso dei sensi alternativi alla vista (udito, olfatto, tatto e movimento).
‹‹Un incontro rivolto a
chi vede con il cuore››, sostiene la Relatrice
Russo Rosa.
Il seminario si pone l’obiettivo di tracciare le caratteristiche
generali della disabilità visiva e acquisire le conoscenze e le tecniche
specifiche per l’intervento educativo volto a soggetti con minorazione visiva
per promuovere la cultura dell’inclusione; inoltre sarà dedicata una parte per
acquisire le conoscenze di base della
scrittura Braille e un’altra per l’illustrazione degli ausili tiflodidattici.
Il seminario è rivolto agli educatori, ai docenti
curricolari e di sostegno, ai pedagogisti e studenti a cui verrà rilasciato un
attestato di partecipazione da inserire nel proprio curriculum formativo.
Confido nella vostra presenza!
Info e iscrizione: associazionepestalozzi@gmail.com
lunedì 27 gennaio 2020
LASCIAMOLI GIOCARE. Alla scoperta delle attività pedagogiche – educative nei luoghi dell’infanzia
Dott.ssa Carmela Internicola
Dott.ssa Simona Di Paolo
In pedagogia il gioco riveste un ruolo importante dal punto
di vista sia educativo che relazionale.
Da Froebel a Bruner, Cleparade, Montessori, le sorelle
Agazzi, Piaget, la letteratura è intrisa di teorie che ne valorizzano
l’importanza.
Attraverso il gioco entriamo in relazione con il mondo
circostante, lo esploriamo e lo immagazziniamo. Viene stimolata la creatività,
la curiosità e la spinta emotiva e cognitiva del desiderio di conoscenza.
La dinamica che si realizza nel gioco permette al bambino di
acquisire consapevolezza di sé, di interiorizzare norme, valori e regole
sociali.
Attiva meccanismi di integrazione e di controllo emotivo, di
valutazione e rispetto dei tempi.
Froebel afferma, che il gioco è l’attività
che caratterizza il bambino fino alla fanciullezza. L’educazione deve,
dunque, tendere alla spontanea attività umana senza proporre modelli già
precostruiti, ma dando la possibilità ad ogni individuo di realizzarsi
autonomamente. Attraverso il gioco possiamo scoprire le più intime tendenze di ciascuno.
Il gioco per il bambino è un vero è proprio lavoro di conoscenza ed
adattamento.
Secondo Bruner, il gioco diventa funzionale e
significativo per il bambino, in quanto attraverso di esso egli sperimenta
problemi, soluzioni e comportamenti irreali, facilitando la crescita, la
sperimentazione e l’inventiva. Il gioco viene visto come un processo
fondamentale di esperienza. Bruner sottolinea che il gioco/conoscenza è un
processo di categorizzazione , ossia la tendenza a semplificare i molti
stimoli/dati esterni attraverso il raggruppamento in classi di equivalenza. Più
faccio esperienza, più conosco, più amplio nuove categorie e così via. Da qui
inizia lo sviluppo di un apprendimento consapevole e non più solo spontaneo. Un
imparare ad imparare, quello che poi diventerà la base di un buon apprendimento
scolastico volto all’acquisizione delle competenze.
Cleparade, sostiene che il fanciullo non debba subire condizionamenti nelle
attività ludiche, ossia non debba essere obbligato in attività di cui non ne
sente il bisogno naturale. Questo implica una particolare importanza alla
dimensione dello sforzo, utile per il superamento degli ostacoli che si pongono
fra lui e la meta da raggiungere. Compito di un educatore diventa quello di
suscitare nel fanciullo l’interesse, per far si che egli riesca a superare lo
sforzo. L’interesse si può attivare solo attraverso la stimolazione del
piacere, e l’utilizzo della gioia dell’attrattiva, dimensione, questa,
raggiungibile solo con il gioco. L’educazione deve essere gioiosa e ludica.
La Montessori, porta una grande innovazione in campo educativo,
sovvertendo l’ordine e affermando che il gioco, come fino a quel momento
inteso, è diseducativo, perché porta ad una dispersione dell’intelligenza che
invece deve essere incarnate nel bambino, in tal modo il gioco prende nuova
connotazione.
Il gioco deve essere libero, deve essere uno sviluppo di manifestazioni spontanee
già presenti nel fanciullo. Il gioco, studiato per fasce di età e per categorie
di apprendimento diventa fulcro portante dello sviluppo cognitivo, affettivo e
relazionale sia nel bambino che nell’adulto.
Il gioco va inteso come metodologia didattico-pedagogica per favorire la crescita, sana e
guidata del bambino verso l’età adulta. Diventa uno strumento essenziale nelle
mani di educatori docenti e pedagogisti, per adattare, prevenire e ,
soprattutto, valorizzare attitudini.
Il gioco ci permette di osservare la naturale tendenza del
bambino ad
approcciarsi al mondo e agli altri. Inoltre ci consente di modificare dinamiche
disfunzionali, di interpretare situazioni di disagio e di elaborare progetti
specifici di recupero. Segue tutto l’arco della vita, dall’infanzia alla
vecchiaia. È stato riscontrato, ad esempio in pazienti con alzheimer, quanto il
gioco avesse effetti importanti sul mantenimento di alcune sfere emotive,
quanto fosse funzionale sul mantenimento della memoria. Il gioco tocca la sfera
primitiva istintuale, basti guardare i primati, ad esempio, che si relazionano
attraverso azioni ludiche.
L’aspetto ludico nell’ azione educativa è fondamentale. L’uomo apprende per stimoli e
curiosità, ma soprattutto per appagamento e soddisfacimento dei propri bisogni.
Il gioco dovrà dunque evolversi ed assumere caratteristiche diverse e
diversificate a seconda dell’età. Attirare l’attenzione per trasmettere un
sapere che diventi un apprendimento permanente, questo il compito di un
educatore, questo potrà essere compiuto solo se attuato attraverso una modalità
che mantenga in se l’aspetto ludico.
Il nostro workshop propone una serie di pratiche pedagogiche
– educative attraverso attività ludiche e laboratori didattici, per arricchire
il lavoro delle educatrici, insegnanti, pedagogisti e di tutti coloro che
trascorrono molto tempo con i più piccoli per motivi professionali o personali,
al fine di creare un clima ideale utile per arricchire lo sviluppo emotivo,
relazione e di apprendimento del bambino.
Il prossimo seminario di formazione si terrà a Portici (NA) presso l'Associazione Pestalozzi con sede in Via Armando Diaz, 54. Per informazioni e prenotazioni scrivere a associazionepestalozzi@gmail.com
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#formazione
venerdì 24 gennaio 2020
Infanzia, segni e disegni
Dott.ssa Agnese Ottaviano
Infanzia, segni e disegni.
Infanzia, segni e disegni.
È
questo il titolo del seminario che si terrà il 5 Maggio presso l’Associazione
Pestalozzi di Portici.
Il
disegno infantile è una forma di comunicazione non verbale attraverso la quale
il bambino esprime se stesso. Dal disegno del bambino possiamo capire quali
sono le sue emozioni, il suo vissuto e il suo modo di vedere se stesso e tutto
ciò che lo circonda. Da cosa possiamo capire se lo stato d’animo del bambino è
sereno o se siamo in presenza di situazioni di disagio? Possiamo trarre queste
piccole ma, fondamentali informazioni da alcuni elementi caratterizzanti il
disegno, tipo il tratto, la pressione e lo spazio occupato. Ogni bambino
attraversa delle fasi durante il suo sviluppo grafico-pittorico che vanno dallo
scarabocchio fino al disegno vero e proprio. Quando arriva alla fase del
disegno vero e proprio e si cimenta con forme e figure varie può capitare che
il bambino non disegni esattamente l’oggetto per quello che è ma, lo disegna
nel modo in cui lui stesso lo vede e lo percepisce. Ci sono alcuni disegni in
particolare che mostrano in che modo il bambino vive quella fase della crescita,
perché disegnando proietta in maniera spontanea la sua interiorità e senza
volerlo, ci trasmette dei messaggi. Durante il seminario verranno, quindi,
mostrati alcuni di questi disegni primari tipo la casa, la figura umana e le
loro caratteristiche. Il disegno per alcune figure professionali specializzate
rappresenta uno strumento di indagine per rivelare la personalità del bambino e
attraverso l’interpretazione del disegno risalire ad eventuali situazioni di
sofferenza, disagio e problematicità varie che il bambino vive o percepisce. Lo
scopo del seminario è quello di fornire elementi per conoscere le
caratteristiche di un disegno infantile ed individuare eventuali campanelli
d’allarme da segnalare poi a specialisti del settore di competenza che potranno
effettuarne un’attenta analisi. Verrà presentato anche un breve excursus sul
diritto alla libera interpretazione, sugli autori pionieri del disegno
infantile e sull’importanza della promozione di questa attività che, insieme ad
altre innumerevoli attività, funge da monito per lo sviluppo della creatività.
Vi
aspetto, non mancate!
lunedì 20 gennaio 2020
PROGETTO LAVORO – Strumenti per trovare un lavoro.
Dr.
Girolamo Pirozzi
Come
trovare lavoro in Italia e addirittura nel profondo e disagiato Sud? Sembra
voler cercare un ago in un pagliaio. Eppure è possibile, approcciando in maniera
opportuna al problema e scomponendolo in più fattori che saranno oggetto del
Seminario, previsto il 29/02/2020 c/o l’Associazione Pestalozzi in Via Armando
Diaz, 54 a Portici (NA).
Quali
sono questi fattori da risolvere punto per punto? È presto detto:
1. VISUALIZZARE – Prima del “cosa” viene il
“perché”. Perché lavorare? Capire questo step, per quanto “sciamanico” possa
sembrare, è il punto più importante e difficile di tutti, in quanto bisogna
guardare dentro se stessi. Se state pensando di getto “perché devo guadagnare,
perché devo pagare le bollette, perché devo vivere”, sappiate che questa è una
risposta parziale, siete fuori strada. La risposta imprescindibile al quesito è
“per essere felici”. Il lavoro occupa dalle 4 alle 12 ore delle vostre vite, se
aggiungete le 8 ore di sonno e le 2 che mediamente si perdono in file, attese,
auto, non resta granché. Se non si è consci di questo e non si pone la propria
felicità al primo posto del processo decisionale, non ci si sentirà mai
soddisfatti, né del lavoro né della vita in generale. Naturalmente questo non
significa che, durante la vostra ascesa, non dovrete valutare alcuni
compromessi. Può darsi ad esempio che per diventare primario di cardiologia, si
debbano sostenere gli studi facendo il cameriere. C’è un altro aspetto non da
poco, nell’ambito in questione: chi lavora forzatamente in un ambito che non
sente suo, non sarà mai in grado di eccellere in quanto “siamo più bravi in
quello che più ci piace fare” [Prof. Paolo Preti – Docente di Organizzazione
Aziendale ed esperto di PMI, Università Parthenope di Napoli, 2000].
Pertanto scegliere
un lavoro che ci piace, non è soltanto eticamente auspicabile, ma costituisce anche
la soluzione operativa ottimale per sé e per gli altri.
Dunque, guardando
nel proprio profondo, si potranno fare interessanti ed accrescitive scoperte. Gnōthi
sautón, “Conosci te stesso”, intimava l’Oracolo di
Delfi nel tempio di Apollo. E così può capitare di addivenire ai veri motivi psicologici
per cui in passato si è scelto un certo piano di studi; perché in verità ognuno
di noi, sostanzialmente, inconsciamente, sta cercando di risolvere un problema individuale
o collettivo attraverso una soluzione originale, che solo lui può offrire. E di
cui dev’essere orgoglioso! È il suo personale “verso da aggiungere al mondo”,
per chi ricorda la lezione del Professor Keating ne “L’Attimo fuggente”.
Una volta un
importante ed affermato neuropsicologo con cui ho avuto modo di confrontarmi,
mi raccontò la sua storia personale: era il primo figlio e soprattutto l’unico
maschio della sua famiglia, in tempi in cui ancora non tutti potevano studiare
e in cui vigevano alcuni stereotipi educativi, non del tutto scomparsi. Gli
sarebbe piaciuto fare l’archeologo ma la madre volle che diventasse medico. Mi
disse: “Sai, solo dopo tanti anni, ho capito perché tra i tanti ambiti medici
io abbia scelto proprio neurologia e psicologia: perché fondamentalmente, io
volevo scavare. Solo che invece di farlo nelle sabbie dell’Egitto, lo faccio
nelle menti dei pazienti. Ma alla fine, io il mio sogno l’ho soddisfatto. Per
questo riesco a lavorare bene”. Qual è dunque la vostra passione, cari lettori
o aspiranti lavoratore?
2. CONOSCERE IL SENTIERO – Una volta visualizzata la
missione, occorre formarsi correttamente circa l’obiettivo che si vuol
perseguire, cioè conoscere il più possibile la figura professionale che si vuol
diventare. Questo vuol dire conoscere il percorso completo – fatto, cioè, non
solo degli studi di base, ma anche delle esperienze concrete e dagli aggiornamenti
da mettere in conto. Soprattutto significa comprendere le difficoltà da
affrontare per raggiungere il traguardo intermedio: creare un profilo
effettivamente spendibile. Ci sono molti tipi diversi di difficoltà. Alcune
sono banalmente economiche, inerenti cioè le disponibilità finanziaria per
poter spesare determinati studi o corsi; altre sono resistenze personali,
oppure sociali di accettazione, come una famiglia di stipendiati che, per
semplice preoccupazione, avversa un figlio che vuol diventare libero
professionista. Altre ancora attengono al mercato della specifica figura
professionale, cioè “come vendersi” o “come funziona in Italia quel determinato
mestiere”. Ad esempio, chi volesse fare il commercialista non può più pensare
che basti “una laurea in economia e commercio”, com’è stato magari per mamma e
papà; deve sapere che c’è poi un tirocinio probabilmente sottopagato da fare (cosa
che all’università non ti dicono affatto), e soprattutto deve capire che se ha
ambizioni di superare la soglia dei 1.500€/mese dovrà fare scelte
imprenditoriali dopo 5 anni di gavetta o non diverrà mai il “dominus” di un
proprio Studio Commerciale.
3. COME RICERCARE LAVORO – Esistono strumenti
differenti, per entrare in contatto con la domanda di lavoro, ovvero con le
aziende e gli enti. Dalle società di lavoro interinale e di ricerca del
personale, ai motori di ricerca online, ai bandi e concorsi, ai moderni centri
d’impiego nazionale (il vecchio collocamento). Per ciascuno di questi canali,
sussistono poi ulteriori differenziazioni tra gli operatori che agiscono al
loro interno. Ed esistono ragioni precise per cui alcuni provider funzionino
meglio di altri, come pure vi sono ragioni per le quali, in base alla tipologia
di figura professionale, può essere più utile un motore di ricerca piuttosto
che un altro: è facile capire che collocare un operaio sia diverso rispetto a
collocare un impiegato, così come diverso ancora sia collocare un
professionista o un manager.
4. STRUMENTI PER PROPORSI – Individuati i canali più
opportuni, occorre poi dotarsi di strumenti di comunicazione efficace della
propria figura professionale, delle proprie competenze ed esperienze. Non
esiste un metodo unico universale per redigere il miglior curriculum vitae.
Esistono tuttavia una gran quantità di piccoli dettagli che vanno curati
attentamente per valorizzare la propria figura professionale e la propria
storia lavorativa. Alcuni sono stratagemmi testuali, attinenti cioè all’uso
delle parole, ai messaggi che si desidera far passare; altri attengono proprio
agli strumenti tecnici (ad esempio avere un indirizzo email adeguato, che non
sia pollicino82@hotmail.it); molti altri ancora sono inerenti la grafica, tali
cioè da agevolare la leggibilità e la comprensione. Occorre mettersi nei panni
del selezionatore, nei panni cioè di chi deve leggere non soltanto il vostro
curriculum bensì magari 30 CV in un giorno, e decidere se contattarvi o meno.
Al corso, avendo fatto questa esperienza nelle Human Resource, potrò indicare
alcuni dettagli interessanti, spesso sottovalutati. La scelta del formato e la
disposizione delle informazioni dipende anche dal tipo di figura professionale
in questione; non sempre l’europass è infatti da prediligere. Così come non
sempre occorre scrivere tutto.
5. SOSTENERE IL COLLOQUIO – Ed eccoci al “momento verità”. Perché il colloquio di lavoro è un po’ come Alessandro Borghese a “4 ristoranti”, può rivoluzionare completamente l’esito di una selezione già durante il contatto telefonico, ma a maggior ragione dal vivo, qualora siate “arrivati in finale”. Un ottimo CV non varrà mai quanto una buona stretta di mano o la vostra capacità di essere reattivi, umili, esplicativi, propositivi. Durante il seminario PROGETTO LAVORO del 29/02/2020 vi illustrerò anche alcune tecniche di comunicazione non verbale, che in qualche modo sono potenti tanto quanto le vostre argomentazioni. Il mio personale obiettivo è quello di rendervi più sicuri di voi stessi, dotandovi di armi e munizioni tali per cui, alla fine, prima o poi, ce la farete a trovare il vostro spazio e la vostra dimensione nel mercato del lavoro.
Per
info e prenotazioni: associazionepestalozzi@gmail.com
lunedì 25 novembre 2019
Si ricercano su Portici (NA) 20 docenti formatori
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
L’associazione Pestalozzi è un’associazione di promozione sociale ormai presente da diversi anni sul territorio campano con cui collaboro da diverso tempo. Si occupa di diversi progetti che hanno luogo sia presso la propria sede a Via Diaz, 54 – Portici (NA), sia in strutture statali. La presidente dell’associazione Angela Tramontano e la vicepresidente Alessandra Tramontano sono molto sensibili al tema della disabilità e per questo si attivano per diverse iniziative di beneficenza, al fine cioè di offrire alcuni servizi gratuiti alle famiglie dei ragazzi diversamente abili. È per questo che il team dell’associazione è sempre alla ricerca di nuove iniziative per raccogliere fondi per queste famiglie.
L’associazione Pestalozzi è un’associazione di promozione sociale ormai presente da diversi anni sul territorio campano con cui collaboro da diverso tempo. Si occupa di diversi progetti che hanno luogo sia presso la propria sede a Via Diaz, 54 – Portici (NA), sia in strutture statali. La presidente dell’associazione Angela Tramontano e la vicepresidente Alessandra Tramontano sono molto sensibili al tema della disabilità e per questo si attivano per diverse iniziative di beneficenza, al fine cioè di offrire alcuni servizi gratuiti alle famiglie dei ragazzi diversamente abili. È per questo che il team dell’associazione è sempre alla ricerca di nuove iniziative per raccogliere fondi per queste famiglie.
Il
nuovo progetto che sta per partire, riguarda un ciclo di seminari tenuti da
diverse figure professionali che si impegneranno ad informare ed aggiornare
studenti e professionisti su tutti gli ambiti dell’educazione, della formazione
e della comunicazione (queste le aree principali, ma il team dell’associazione
è aperto anche ad altre proposte).
Per
chiunque fosse interessato ad aderire a questo nobile progetto, e a ricevere
maggiori informazioni, è possibile inviare la propria candidatura con la
proposta del seminario da svolgere all’indirizzo e-mail associazionepestalozzi@gmail.com
martedì 14 agosto 2018
Molestie e abusi sessuali
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Negli ultimi giorni mi sono trovata a riflettere su un tema molto delicato: la violenza sessuale (nella sua accezione più ampia).
Negli ultimi giorni mi sono trovata a riflettere su un tema molto delicato: la violenza sessuale (nella sua accezione più ampia).
Qualche anno fa mi è
capitato di subire minacce da parte di una persona che conoscevo. Questa esperienza
per me è stata traumatica. Il solo pensiero che qualcuno potesse abusare di me
mi aveva sconvolta, spaventata, scottata nel profondo. Ho ripensato, poi, a
quando ho seguito un corso di formazione a Napoli durato sei mesi dal titolo
“Caregiver”, rivolto a chi fosse interessato ad assistere anziani con Alzheimer
o con demenza senile. Ad un certo punto del corso una psicoterapeuta ci fece
fare un esercizio che coinvolgeva tutti. L’esercizio consisteva nel chiudere
gli occhi e abbracciare una persona. Tutte le coppie erano state formate dalla
psicoterapeuta che teneva il corso. Subito dopo la formazione delle coppie, una
donna di circa 70 anni che era lì per capire come assistere il marito malato, chiese
di essere esonerata dall’esercizio perché all’età di 11 anni era stata
violentata e non riusciva ad avere nessun tipo di contatto fisico con un uomo
eccetto che con suo marito. Erano passati 60 anni e forse più, e quella ferita
era ancora aperta. È stata una scena che non dimenticherò mai e a cui penso
spesso quando si parla di questo tema.
Penso a me e quanto
è un trauma ripensare a quella triste vicenda e a quanta paura mi fa ancora. E
ripenso a quella donna e a tutte le vittime che come lei hanno subito violenze
fisiche e psicologiche e so che a confronto un evento drammatico come quello di
una violenza sessuale è inimmaginabile. Credo che sia uno dei dolori più grandi
al mondo, difficile da superare. Un dolore che cambia per sempre l’esistenza di
una persona e che solo chi ha provato può capire.
Queste esperienze
orribili sembrano così lontane dalla nostra realtà. Sembrano cose che accadono
solo nei film o che al massimo si sentono al tg, ma le percepiamo sempre come
un qualcosa di lontano da noi. Purtroppo non è così. Probabilmente tutti
conosciamo una vittima di stupro, ma pochi di noi lo sanno; perché parlare di
esperienze brutte fa male, perché denunciare non è facile, perché chi ha fatto
del male a volte è una persona conosciuta o addirittura un parente. Quanto può
essere devastante quest’ultimo caso? Un sentimento contrastante di amore-odio verso
una persona in cui si riponeva fiducia e che poi ci ha tradito. Come si può
superare tutto questo? A chi bisogna rivolgersi?
L’aspetto
legale
Articolo
609 bis Codice penale
(R.D.
19 ottobre 1930, n.1398)
(1) Chiunque, con
violenza o minaccia o mediante abuso di autorità (2) costringe taluno a
compiere o subire atti sessuali (3) è punito con la reclusione da cinque a
dieci anni.
Alla stessa pena
soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali (4):
1) abusando delle
condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del
fatto (5);
2) traendo in
inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona
(6).
Nei casi di minore
gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi (7).
(1) Il presente
articolo è stato aggiunto dalla l. 15 febbraio 1996, n. 66.
(2) Viene
considerato presupposto necessario di tale delitto che l'atto sessuale sia
associato al costringimento del soggetto passivo che può aversi tramite
violenza fisica sulla persona o sulle cose, minaccia, intesa come violenza
morale, e abuso di autorità, tanto di pubblica autorità (ad es. nei confronti
di un soggetto detenuto), tanto di autorità privata (ad es. tra datore di
lavoro e lavoratore).
(3) Si tratta di
atti espressione di un appetito o di un desiderio sessuale, che quindi
riguardano zone erogene differenti, idonei al contempo ad invadere la sfera
sessuale del soggetto passivo mediante costringimento. Vi rientrano dunque
diverse tipologie di atti, dal momento che il legislatore ha adottato una
definizione onnicomprensiva, sostitutiva di quella vigente in precedenza e che
era incentrata sulla distinzione tra congiunzione carnale (intesa come
qualsiasi forma di compenetrazione corporale che consenta il coito o un
equivalente abnorme di esso), ed atti di libidine violenti (intesi come ogni
forma di contatto corporeo diversa dalla penetrazione, che, per le modalità con
cui si svolge, costituisca inequivoca manifestazione di ebbrezza sessuale).
(4) Il comma secondo
comprende due ipotesi di violenza sessuale mediante induzione cioè posta in
essere non mediante azione diretta sulla persona offesa, ma secondo modalità
specificamente descritte idonee a suggestionare la volontà della vittima, che
sostituiscono l'abrogato delitto di violenza carnale presunta ex rat. 519,
comma secondo.
(5) La condizione di
inferiorità deve sussistere al momento dell'atto sessuale e si riferisce non
solo alla condizione di minorazione o deficienza dovuta a patologie organiche o
funzionali, ma anche alla situazione di carenze affettive e familiari.
(6) Il riferimento
non è tanto alla sostituzione fisica quanto alla falsa attribuzione di
generalità, status, qualifica e qualità personali (come ad esempio nel caso di
soggetto che si finge medico).
(7) È circostanza
attenuante ad effetto speciale ex art. 63 che ricorre quando, con riferimento
ai mezzi, alle modalità, alle circostanze dell'azione, si ritiene che la
libertà personale o sessuale della vittima sia stata compressa in maniera meno
grave.
Uno dei primi passi
è sicuramente quello di andare da un avvocato per capire quali possono essere
le soluzioni legali a questi tragici eventi.
L’aspetto
psicologico
La violenza sessuale
ha indubbiamente delle ripercussioni a livello psicologico e gli effetti più
diffusi sono generalmente: ansia, stress, paura, senso di colpa, vergogna, depressione,
disturbo da stress post traumatico e tentativi di suicidio[1].
L’aspetto
emotivo
Si parla di violenza
sessuale, di tutte le definizioni e differenze con lo stupro, le molestie e
l’abuso; di tutte le leggi e gli articoli di riferimento e le relative
conseguenze penali; di tutte le teorie psicologiche sulle cause che spingono
gli aggressori e le conseguenze sulle vittime. Il problema è che non si tratta
di definizioni, teorie, probabilità o statistiche. Si tratta di persone, di
bambine e di bambini, di donne e, suona strano, ma anche di uomini che hanno
subito grandi torture. E anche se all’apparenza stanno bene ovviamente non è
così; anche se ci sono persone che con la loro presenza e il loro affetto
sostengono le vittime di queste violenze purtroppo non è abbastanza.
Un percorso
psicologico è fondamentale per scavare a fondo e cercare il modo di accettare,
superare e continuare a vivere con serenità.
Un percorso legale è
una strada da percorrere se si vuole provare a salvare future vittime.
mercoledì 29 novembre 2017
Scrivere una tesi di laurea: le varie opzioni
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Uno dei momenti peggiori della vita di uno studente
universitario è quando arriva il momento di scrivere la tesi di laurea. Non
sempre si studia durante il proprio percorso formativo come svolgere questo
lavoro e spesso capita di sentirsi allo sbaraglio, al punto di pensare di voler
mollare tutto.
La sensazione di panico che assale il laureando è molto
comune e le reazioni sono infinite:
- Copiare da internet: non sapendo da dove cominciare alcuni studenti hanno la brillante idea di scaricare tesi trovate su internet senza neanche sprecarsi a cambiare il titolo della tesi, facilitando il compito del docente che nella migliore delle ipotesi può fare un richiamo (e in questo caso ce la si cava con una ramanzina) e nella peggiore può far scattare una denuncia per plagio, poiché copiare per intero un lavoro già pubblicato da un’altra persona e attribuirsene il merito è reato.
- Scrivere a caso: una delle soluzioni che troppo spesso viene adottata è quella di scrivere a caso tutto quello che si trova sull’argomento in questione senza un filo logico, un inizio, un obiettivo, ecc. svolgendo in questo modo un lavoro disordinato e tutt’altro che innovativo e originale.
- Consultare internet: i pro e i contro della ricerca in internet sono sempre gli stessi: “la fonte è affidabile?”, “l’informazione che sto leggendo è completa e totalmente esatta?”.
- Chiedere consiglio ad amici, parenti e conoscenti: al termine del proprio percorso di studi (e forse anche prima) si realizza che l’esperienza universitaria è soggettiva, quindi anche se si chiede consiglio a qualcuno che si è già laureato (anche con lo stesso docente) si riceveranno i consigli e le opinioni più disparate (che posso comunque risultare utili).
- Affidarsi a dei professionisti: se si parte da un voto non molto alto o se si ha una bella media e si desidera essere all’altezza delle aspettative la soluzione migliore è quella di affidarsi a formatori affidabili e professionisti che sappiano indirizzare il futuro laureato verso le scelte migliori e accompagnarlo passo per passo in questo cammino all’apparenza oscuro, tortuoso e infinito.
La nostra associazione offre servizi di consulenza tesi on
line quindi può seguire studenti da tutta Italia.
Contatti
e-mail: associazioneeducazioneformazione@yahoo.it
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Instagram: educazioneformazione
venerdì 13 ottobre 2017
Speak, Habla, Parle, Spricht! Esperti di traduzioni per le tue attività professionali e universitarie
Articolo scritto da Katia D'Angelo, esperta di traduzioni francese/italiano, italiano/francese
Oggi
siamo parte di un’unica immensa società globalizzata. Possiamo essere connessi
con tutto il mondo e condividere il nostro sapere. Per farlo c’è solo un modo:
padroneggiare la torre di Babele, conoscere lingue e culture diverse e scoprire
la bellezza e la meravigliosa possibilità di non sentirsi isolati, di far parte
di un qualcosa di più grande.
È
in questo contesto che la traduzione ci è di aiuto.
Ti
interessa lo studio di altre lingue? Devi superare un esame di lingua? Vuoi
rendere competitiva la tua tesi di laurea inserendo testi in lingue straniere o
renderla fruibile per una platea più vasta e hai bisogno di tradurla? Per i tuoi
studi, le tue ricerche, il tuo lavoro hai bisogno di traduzioni letterarie o di
articoli scientifici? Vuoi essere concorrenziale in ambito lavorativo con un
curriculum vitae che possa esaltare le tue qualità anche in altri stati? Vuoi
lanciare la tua impresa a livello internazionale? Hai bisogno di intrattenere
relazioni internazionali con clienti tramite e-mail o altri tipi di
corrispondenze? Hai bisogno di pubblicizzare un prodotto in altre lingue? Vuoi
mettere in rete il tuo blog, il tuo sito web, la tua pagina facebook, e
comunicarlo in altre lingue? Hai bisogno di tradurre volantini, manifesti, dépliant,
locandine per essere competitivo sul mercato? Lavori in ambito turistico e hai
bisogno di fornire informazioni storiche e culturali di un luogo a turisti
stranieri? Fornisci attività ludiche e vuoi scoprire un metodo adatto per
insegnare i primi elementi di lingua straniera ai piccoli?
Hai
bisogno di un traduttore: una figura professionale che sappia capire le tue
esigenze e trovare la strada giusta per metterti in comunicazione con il mondo.
Non si tratta di semplice traduzione, bensì di padroneggiare al meglio le
strategie comunicative affinché la comunicazione sia efficace.
Effettuiamo
traduzioni in inglese, francese, spagnolo, tedesco.
Dunque, che aspetti? Non dirlo a
pochi. Resta connesso. Dillo al mondo. Dillo in lingue!
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