Negli ultimi giorni mi sono trovata a riflettere su un tema molto delicato: la violenza sessuale (nella sua accezione più ampia).
Qualche anno fa mi è
capitato di subire minacce da parte di una persona che conoscevo. Questa esperienza
per me è stata traumatica. Il solo pensiero che qualcuno potesse abusare di me
mi aveva sconvolta, spaventata, scottata nel profondo. Ho ripensato, poi, a
quando ho seguito un corso di formazione a Napoli durato sei mesi dal titolo
“Caregiver”, rivolto a chi fosse interessato ad assistere anziani con Alzheimer
o con demenza senile. Ad un certo punto del corso una psicoterapeuta ci fece
fare un esercizio che coinvolgeva tutti. L’esercizio consisteva nel chiudere
gli occhi e abbracciare una persona. Tutte le coppie erano state formate dalla
psicoterapeuta che teneva il corso. Subito dopo la formazione delle coppie, una
donna di circa 70 anni che era lì per capire come assistere il marito malato, chiese
di essere esonerata dall’esercizio perché all’età di 11 anni era stata
violentata e non riusciva ad avere nessun tipo di contatto fisico con un uomo
eccetto che con suo marito. Erano passati 60 anni e forse più, e quella ferita
era ancora aperta. È stata una scena che non dimenticherò mai e a cui penso
spesso quando si parla di questo tema.
Penso a me e quanto
è un trauma ripensare a quella triste vicenda e a quanta paura mi fa ancora. E
ripenso a quella donna e a tutte le vittime che come lei hanno subito violenze
fisiche e psicologiche e so che a confronto un evento drammatico come quello di
una violenza sessuale è inimmaginabile. Credo che sia uno dei dolori più grandi
al mondo, difficile da superare. Un dolore che cambia per sempre l’esistenza di
una persona e che solo chi ha provato può capire.
Queste esperienze
orribili sembrano così lontane dalla nostra realtà. Sembrano cose che accadono
solo nei film o che al massimo si sentono al tg, ma le percepiamo sempre come
un qualcosa di lontano da noi. Purtroppo non è così. Probabilmente tutti
conosciamo una vittima di stupro, ma pochi di noi lo sanno; perché parlare di
esperienze brutte fa male, perché denunciare non è facile, perché chi ha fatto
del male a volte è una persona conosciuta o addirittura un parente. Quanto può
essere devastante quest’ultimo caso? Un sentimento contrastante di amore-odio verso
una persona in cui si riponeva fiducia e che poi ci ha tradito. Come si può
superare tutto questo? A chi bisogna rivolgersi?
L’aspetto
legale
Articolo
609 bis Codice penale
(R.D.
19 ottobre 1930, n.1398)
(1) Chiunque, con
violenza o minaccia o mediante abuso di autorità (2) costringe taluno a
compiere o subire atti sessuali (3) è punito con la reclusione da cinque a
dieci anni.
Alla stessa pena
soggiace chi induce taluno a compiere o subire atti sessuali (4):
1) abusando delle
condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del
fatto (5);
2) traendo in
inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona
(6).
Nei casi di minore
gravità la pena è diminuita in misura non eccedente i due terzi (7).
(1) Il presente
articolo è stato aggiunto dalla l. 15 febbraio 1996, n. 66.
(2) Viene
considerato presupposto necessario di tale delitto che l'atto sessuale sia
associato al costringimento del soggetto passivo che può aversi tramite
violenza fisica sulla persona o sulle cose, minaccia, intesa come violenza
morale, e abuso di autorità, tanto di pubblica autorità (ad es. nei confronti
di un soggetto detenuto), tanto di autorità privata (ad es. tra datore di
lavoro e lavoratore).
(3) Si tratta di
atti espressione di un appetito o di un desiderio sessuale, che quindi
riguardano zone erogene differenti, idonei al contempo ad invadere la sfera
sessuale del soggetto passivo mediante costringimento. Vi rientrano dunque
diverse tipologie di atti, dal momento che il legislatore ha adottato una
definizione onnicomprensiva, sostitutiva di quella vigente in precedenza e che
era incentrata sulla distinzione tra congiunzione carnale (intesa come
qualsiasi forma di compenetrazione corporale che consenta il coito o un
equivalente abnorme di esso), ed atti di libidine violenti (intesi come ogni
forma di contatto corporeo diversa dalla penetrazione, che, per le modalità con
cui si svolge, costituisca inequivoca manifestazione di ebbrezza sessuale).
(4) Il comma secondo
comprende due ipotesi di violenza sessuale mediante induzione cioè posta in
essere non mediante azione diretta sulla persona offesa, ma secondo modalità
specificamente descritte idonee a suggestionare la volontà della vittima, che
sostituiscono l'abrogato delitto di violenza carnale presunta ex rat. 519,
comma secondo.
(5) La condizione di
inferiorità deve sussistere al momento dell'atto sessuale e si riferisce non
solo alla condizione di minorazione o deficienza dovuta a patologie organiche o
funzionali, ma anche alla situazione di carenze affettive e familiari.
(6) Il riferimento
non è tanto alla sostituzione fisica quanto alla falsa attribuzione di
generalità, status, qualifica e qualità personali (come ad esempio nel caso di
soggetto che si finge medico).
(7) È circostanza
attenuante ad effetto speciale ex art. 63 che ricorre quando, con riferimento
ai mezzi, alle modalità, alle circostanze dell'azione, si ritiene che la
libertà personale o sessuale della vittima sia stata compressa in maniera meno
grave.
Uno dei primi passi
è sicuramente quello di andare da un avvocato per capire quali possono essere
le soluzioni legali a questi tragici eventi.
L’aspetto
psicologico
La violenza sessuale
ha indubbiamente delle ripercussioni a livello psicologico e gli effetti più
diffusi sono generalmente: ansia, stress, paura, senso di colpa, vergogna, depressione,
disturbo da stress post traumatico e tentativi di suicidio[1].
L’aspetto
emotivo
Si parla di violenza
sessuale, di tutte le definizioni e differenze con lo stupro, le molestie e
l’abuso; di tutte le leggi e gli articoli di riferimento e le relative
conseguenze penali; di tutte le teorie psicologiche sulle cause che spingono
gli aggressori e le conseguenze sulle vittime. Il problema è che non si tratta
di definizioni, teorie, probabilità o statistiche. Si tratta di persone, di
bambine e di bambini, di donne e, suona strano, ma anche di uomini che hanno
subito grandi torture. E anche se all’apparenza stanno bene ovviamente non è
così; anche se ci sono persone che con la loro presenza e il loro affetto
sostengono le vittime di queste violenze purtroppo non è abbastanza.
Un percorso
psicologico è fondamentale per scavare a fondo e cercare il modo di accettare,
superare e continuare a vivere con serenità.
Un percorso legale è
una strada da percorrere se si vuole provare a salvare future vittime.