martedì 20 gennaio 2015

Europa 2020: una nuova economia basata sulla conoscenza

Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Quali sono gli obiettivi attuali dell’Unione Europea? Come si è arrivati ad essi? È bene fare prima una breve premessa sulla storia dell’Unione e sulle politiche sociali dalle origine ai giorni nostri.
Una prima sorta di comunità si ha col ‘Trattato di Parigi’ del 1951 in seguito alla ‘dichiarazione Schuman’ che tendeva a regolare i rapporti riguardante gli affari carbo-siderurgici tra Francia e Germania e ad impedire il riarmo di quest’ultima; con questo trattato nasce la CECA, ovvero la Comunità Europea del Carbone e dell’acciaio. Ma è nel 1957 che nasce il primo vero e proprio trattato sulla Comunità Europea, cioè il ‘Trattato di Roma’, al quale verranno poi apportate diverse modifiche; nasce la CEE (Comunità Economica Europea) che diventerà poi CE (Comunità Europea). Con questo trattato si stabiliva l’importanza di abbattere le barriere per permettere la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali. La prima modifica al trattato avviene nel 1986 con l’ ‘Atto Unico Europeo’, il quale stabiliva la creazione di un libero mercato entro il 1992, anno in cui è stato stipulato il ‘Trattato di Maastricht’, che ha determinato il passaggio dalla CE all’UE (Unione Europea). Con questo trattato le politiche sociali diventano un settore specifico e non sono più soltanto politiche di accompagnamento al lavoro. Nel 1997 col ‘Trattato di Amsterdam’ ci si orienta verso il problema della disoccupazione e la politica sociale diviene un obiettivo comune. Nel 2001 con ‘Trattato di Nizza’ ci si prepara a supportare un Europa in allargamento, ad ospitare cioè i PECO (Paesi dell’Europa Centro Orientale). Nel 2007 col ‘Trattato di Lisbona’ la Carta dei Diritti fondamentali diviene giuridicamente vincolante.
Questi trattati hanno ovviamente determinato diverse altre modifiche come la politica di coesione economica e sociale meglio conosciuta come politica regionale. La politica regionale non era prevista dal ‘Trattato di Roma’ ma ha il suo fondamento giuridico con l’ ‘Atto Unico Europeo’. La politica regionale prevedeva la riduzione delle dissonanze regionali attraverso l’utilizzo dei fondi strutturali. È nel 1988 che avviene la prima riforma, chiamata ‘Pacchetto Delors 1’ che prevede 5 principi: sussidiarietà, programmazione, concentrazione, partnership, addizionalità. Gli obiettivi fino a questo momento sono così numerati: 1, 2, 3, 4, 5°, 5b. Nel 1993 avviene la seconda riforma ai fondi strutturali che prevede l’introduzione dell’obiettivo 6. La terza riforma che riguarda la programmazione 2000-2006 prende il nome di  ‘Agenda 2000’. Qui gli obiettivi diventano tre e riguardano essenzialmente la sviluppo delle risorse umane e la riduzione delle dissonanze regionali. La quarta riforma denominata ‘programmazione 2007-2013’ ha tre obiettivi non numerati che sono: convergenza, competitività regionale e occupazione e cooperazione territoriale. L’obiettivo convergenza va a supporto delle regioni con un PIL del 75% inferiore alla media; l’obiettivo competitività regionale e occupazione cerca di creare nuovi posti di lavoro anticipando la realtà socio-economica; la cooperazione territoriale consiste nella collaborazione da parte di due o più regioni che pur non appartenendo ad uno stesso Paese ma che confinano o che condividono lo stesso mare, possono far fronte comune ai problemi condivisi e ricercare una soluzione. L’ultima riforma si chiama ‘Europa 2020’, riguardante la politica di coesione 2014-2020. Essa mira ad un’economia basata sulla conoscenza, quindi sulla crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Adottata nel Marzo del 2010, è basata sul partenariato, cioè sulla condivisione di problemi. Sono state stabilite sette priorità chiamate ‘iniziative faro’ riguardanti: il miglioramento e lo sviluppo delle competenze, il sostegno ai ricercatori, il supporto alle imprese per superare la crisi. Queste priorità sono coinvolte al sostegno delle Regioni in via di sviluppo.
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