Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Parlare di integrazione è un’impresa ardua. Canevaro nel teso “Pedagogia speciale. La riduzione dell’handicap” tratta di questo tema prendendo in considerazione più elementi che possono essere utili ai fini dell’inserimento della persona disabile in un qualsiasi tipo di contesto. Innanzitutto introduce il problema dell’integrazione partendo dal presupposto che il nostro Paese solo in teoria promuove questo tipo di esigenza, ma in pratica ha una percentuale bassissima di insegnamenti che riguardino la Pedagogia Speciale. Un primo passo da compiere è prendere coscienza del problema e cercare di ridurre le difficoltà al fine di costruire un’identità ben formata del soggetto. Bisogna poi tenere presente anche l’ambiente in cui si opera, quindi guardando anche il contesto socio-storico-culturale. Un punto di partenza importante per lo studio delle scienze dell’educazione è chiarire il ruolo della pedagogia; essa non deve essere considerata solo come scienza teorica o come scienza esclusivamente pratica, bensì come scienza d’intervento che presuppone una sintesi di teoria e prassi. Tale disciplina scientifica ha tra i suoi obiettivi di base quello di aprire al dialogo, cioè di impostare una relazione bilaterale. Solo così si potrà arrivare ad una relazione educativa basata sulla reciprocità, sulla diade educatore-educando, andando ad eliminare definitivamente la figura del maestro-educatore come emblema autoritario.
Parlare di integrazione è un’impresa ardua. Canevaro nel teso “Pedagogia speciale. La riduzione dell’handicap” tratta di questo tema prendendo in considerazione più elementi che possono essere utili ai fini dell’inserimento della persona disabile in un qualsiasi tipo di contesto. Innanzitutto introduce il problema dell’integrazione partendo dal presupposto che il nostro Paese solo in teoria promuove questo tipo di esigenza, ma in pratica ha una percentuale bassissima di insegnamenti che riguardino la Pedagogia Speciale. Un primo passo da compiere è prendere coscienza del problema e cercare di ridurre le difficoltà al fine di costruire un’identità ben formata del soggetto. Bisogna poi tenere presente anche l’ambiente in cui si opera, quindi guardando anche il contesto socio-storico-culturale. Un punto di partenza importante per lo studio delle scienze dell’educazione è chiarire il ruolo della pedagogia; essa non deve essere considerata solo come scienza teorica o come scienza esclusivamente pratica, bensì come scienza d’intervento che presuppone una sintesi di teoria e prassi. Tale disciplina scientifica ha tra i suoi obiettivi di base quello di aprire al dialogo, cioè di impostare una relazione bilaterale. Solo così si potrà arrivare ad una relazione educativa basata sulla reciprocità, sulla diade educatore-educando, andando ad eliminare definitivamente la figura del maestro-educatore come emblema autoritario.
Il problema principale dell’handicap è che, spesso, porta ad
una categorizzazione automatica e quindi all’esclusione dal gruppo di coetanei.
Nasce quindi la necessità di una relazione di aiuto supportata da una pluralità
di sostegni. La necessità di più figure che lavorano con la persona disabile
scaturisce dalla possibilità di poter trovare gli indicatori della riduzione
dell’handicap. La persona disabile, però, non può essere educata solo in base a
suo handicap, ma bisogna tener presente anche la sua personalità globale,
quindi considerando anche le differenze di genere, di cultura, etniche. Viene
valorizzata sulla base di questa premessa, la visione della Pedagogia come
scienza non statica, bensì di ricerca.
Tra gli aspetti da valutare c’è anche la situazione italiana
rispetto agli altri Paesi, poiché nella nostra Nazione l’integrazione viene
studiata ed applicata solo nell’ambito scolastico; gli altri Stati hanno
percepito la necessità di estendere le abilità sociali della persona diversamente
abile anche ai contesti extrascolastici.
Per analizzare un problema in maniera critica è opportuno
partire dalle sue origini. Per questo Canevaro espone i progressi della scuola
nell’ultimo ventennio. Tra gli eventi più importanti da ricordare viene citata
anche la riforma Gentile, che successivamente ha portato anche alla nascita di
scuole per handicappati.
Illuminante la riflessione sulla modalità di apprendimento
di materiali della medesima difficoltà; l’autore sottolinea che gli argomenti
diversi che possono essere considerati dello stesso livello non necessariamente
avvengono con la stessa semplicità.
La pedagogia deve integrare le varie conoscenze riguardo
tecniche e strumenti per ripensare nuove teorie, rivalutarle, adattarle a un
determinato contesto.
La riduzione dell’handicap può essere considerato un vero e
proprio problem solving. L’esempio riportato nel testo è quello di una persona
col pannolone che impara a gestire le sue esigenze. Per la riduzione
dell’handicap è necessaria la collaborazione da parte della famiglia con le
istituzioni che lavorano nell’ambito della disabilità. La famiglia, e in
particolare i genitori, devono orientarsi verso una prospettiva della
valorizzazione.
Tra gli strumenti presi in considerazione per lavorare in
quest’ambito troviamo anche i media. Un riferimento particolare viene fatto per
la musica; in generale l’arteterapia viene considerata tra le tecniche attuali
più innovative.
Come ogni scienza, anche la pedagogia necessita di
specifici termini tecnici per poter
avere un quadro specifico della situazione
e per poter intervenire in modo adeguato. A tal proposito è nata la
Pedagogia istituzionale, che racchiude la revisione di proposte
sull’educazione, facendo particolare riferimento alla collaborazione.
Una parte del testo è dedicata a Freinet, dal quale si
possono trarre molti spunti su cui lavorare all’integrazione dell’alunno.
Innanzitutto è da considerare indispensabile il rapporto esperienza-conoscenza,
che per l’autore francese può essere anche facilitato dalla televisione, anche
se essa pone un altro problema, quello dell’imitazione dei personaggi
televisivi. Non poteva non essere citato, poi, lo schedario come strumento
essenziale per la collaborazione all’interno del gruppo classe. Da non trascurare
è il concetto di trasmissione di cultura, che dovrebbe trasformarsi in
produzione di cultura. Inizia poi un’analisi sui rapporti tra ascolto-parola,
bisogno-risposta, disagio-benessere, curiosità-ricerca. Freinet, inoltre, pone
in evidenza anche il luogo in cui avviene l’apprendimento, che può avvenire
anche a distanza. Attualmente è possibile pensare anche a un tipo di
apprendimento a distanza agevolato da uno strumento tecnologico specifico: il
computer. L’ultimo argomento trattato è l’elemento simbolico come valore
fondamentale dell’apprendimento.
L’ultima parte del lavoro di Canevaro si apre con la
descrizione di un gruppo di persone con handicap che vivono in una situazione
di estrema povertà nel loro Paese d’origine, ma essendo entrati come clandestini
in un altro Paese per lavorare, preferiscono rimanerci per sentirsi utili dal
momento che hanno trovato un occupazione. Ciò vuole evidenziare, ancora una
volta, quanto sia doveroso prendere in considerazione i diversi aspetti di una
persona; anche se i clandestini erano persone handicappate si percepivano
soprattutto come disoccupati.
Il professore Canevaro, però, ci offre anche un esempio
positivo di integrazione, illustrando la nascita di un’associazione in Québec,
che sostiene le persone handicappate e i loro familiari appartenenti a diversi
gruppi etnici.
Ogni capitolo è corredato di schede con lo scopo di
approfondire l’argomento, o da esempi concreti che mostrino come mettere in
atto ciò che è stato letto in precedenza.
In appendice è possibile trovare delle schede di lettura
contenenti citazioni e recensioni tratte da alcuni testi sulla disabilità.
Il testo si chiude con una descrizione sui centri di
documentazione sull’handicap e l’esigenza imprescindibile di concentrarsi
proprio sull’handicap e non sul deficit. Da qui nasce anche il problema di
trovare i giusti mediatori che possono essere anche oggetti che aprano il
rapporto con l’altro. In ultima istanza viene suggerito di consultare il Centro
Documentazione Handicap con sede a Bologna, fornendo i relativi recapiti.
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Bibliografia
Canevaro A. (1999), Pedagogia speciale. La riduzione dell'handicap, Bruno Mondadori, Milano.
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278/
Canevaro A. (1999), Pedagogia speciale. La riduzione dell'handicap, Bruno Mondadori, Milano.
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278/