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martedì 31 marzo 2020
venerdì 27 marzo 2020
Cosa fare della nostra rabbia
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Questo è solo un esempio banale che spero sia utile a rispondere a una domanda molto importante. Cosa ci permette di scaricare la rabbia? Dipingere, suonare, ballare, cantare, leggere, scrivere, ascoltare musica, guardare serie tv… Non importa. L’importante è trovare il nostro personale (anche unico a volte) modo di sfogare e se può essere sia utile che producente meglio ancora.
Quante volte ci capita di essere estremamente arrabbiati per
vari motivi? Troppe. E quante volte siamo in grado di gestire la rabbia? La
cosa peggiore che possa succedere in questo caso è avere qualcuno vicino che ti
dica ‹‹calmati››.
La calma viene dopo, bisogna prima far emergere la nostra ira, non reprimerla;
reprimere le emozioni è dannoso. Quale potrebbe essere la cosa giusta da fare
in certe occasioni? Facciamo un esempio.
Supponiamo che una ex del tuo ragazzo lo contatti
inviandogli messaggi piuttosto espliciti. Quale potrebbe essere una reazione
comprensibile? Aspettarla sotto casa e picchiarla? Sarebbe sicuramente molto
appagante e liberatorio, ma non varrebbe la pena avere problemi con la legge
per così poco. Quale potrebbe essere quindi una valida alternativa? Io
personalmente quando sono molto arrabbiata faccio 20 minuti di corsa sul
tappeto e 3 serie da 20 di addominali (il numero di esercizi e il tempo
dedicato ad essi varia a seconda dell’evento che mi ha causato rabbia).
Risultato: scarico l’adrenalina, mi tengo in forma, mi tengo lontana dai
problemi.
giovedì 26 marzo 2020
"Mi privarono della primavera, ma io ero fiorito ugualmente"
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
Dal Libro Rosso di Carl Gustav Jung
"Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?" "Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?" "Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari". "E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?" "Non me lo perdonerei mai, anche se per me l'hanno inventata questa peste!" "Può darsi, ma se così non fosse?" "Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa". "E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo". "Mi prendete in giro?" "Affatto... Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso". "Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?" "Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa". "E di cosa vi privaste?" "Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po' di primavera a terra. Ci fu un'epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un'abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l'uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all'alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l'ora delle preghiere, l'ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita. Sempre l'indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l'abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave.
Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l'attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L' attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell'equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando".
"Come andò a finire, Capitano?" "Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto". "Vi privarono anche della primavera, ordunque?" "Sì, quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".
Dal Libro Rosso di Carl Gustav Jung
"Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?" "Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?" "Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari". "E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?" "Non me lo perdonerei mai, anche se per me l'hanno inventata questa peste!" "Può darsi, ma se così non fosse?" "Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa". "E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo". "Mi prendete in giro?" "Affatto... Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere adeguatamente avete perso". "Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?" "Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa". "E di cosa vi privaste?" "Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po' di primavera a terra. Ci fu un'epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un'abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l'uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all'alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l'ora delle preghiere, l'ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita. Sempre l'indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l'abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave.
Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l'attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L' attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto dell'equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando".
"Come andò a finire, Capitano?" "Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto". "Vi privarono anche della primavera, ordunque?" "Sì, quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".
martedì 17 marzo 2020
10 libri da leggere sulla disabilità
In questo video mostro quali sono i testi che ritengo importanti da leggere per chi lavora con persone diversamente abili.
10 libri da leggere sulla disabilità
10 libri da leggere sulla disabilità
giovedì 12 marzo 2020
Coronavirus e tagli allo stipendio: la reazione di alcuni imprenditori ignobili
Dott.ssa Maddalena Di Rosa
L’emergenza Coronavirus ha scatenato gravi danni
in tutto il pianeta, tra cui indubbiamente quelli economici. La cosa triste è
che oltre le cause naturali che hanno contribuito al disastro globale di questo
scenario si aggiungono anche quelle causate da coloro che definisco “esseri
disumani”, perché di umano hanno solo l’aspetto.
Dipendenti che hanno un contratto a tempo
indeterminato si vedono convocati nell’ufficio del capo per sentirsi dire che
l’epidemia sta portando ritardi nei pagamenti e che l’orario di lavoro e di
conseguenza lo stipendio devono essere dimezzati.
Ci vuole coraggio a comportarsi in questo modo
soprattutto quando il capo dell’azienda è tutelato dal contratto e dalle
cambiali che fa firmare ai clienti e che quindi sa che anche se c’è qualche
ritardo il mese successivo recupererà tutto… Ci vuole coraggio a non pensare
che quello stipendio che guadagnano i dipendenti è l’unica entrata di molte famiglie … Ci
vuole davvero un gran coraggio a non prendere in considerazione che quelle
persone si troveranno in grave difficoltà, perché nessuno dimezzerà loro il
mutuo, le bollette, la spesa…
C’è bisogno di un vaccino per salvaguardare la
nostra salute…
C’è bisogno di rispetto delle norme, ordinanze e
leggi per far riaprire quanto prima tutte le attività commerciali…
… Ma, prima di ogni cosa, c’è un bisogno
disperato di educare all’umanità, perché senza l’amore, senza il rispetto,
senza la solidarietà verso il prossimo… siamo solo dei pezzi di carne vuoti che
sopravvivono.
martedì 10 marzo 2020
Dott.ssa Maddalena Di Rosa - Pedagogista
Mi presento: mi chiamo Maddalena Di Rosa, sono una pedagogista e sono la presidente dell'associazione Educazione e Formazione. L'associazione è stata fondata il 4 febbraio del 2015 e ha come obiettivi principali la formazione e l'orientamento scolastico e professionale. Molti professionisti e studenti del settore della formazione si rivolgono all'associazione per consulenze di ogni tipo.
Per maggiori informazioni è possibile scrivere alla pagina facebook al seguente link
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278
https://www.youtube.com/watch?v=sSwx8kz_4BQ
Per maggiori informazioni è possibile scrivere alla pagina facebook al seguente link
https://www.facebook.com/Associazione-Educazione-e-Formazione-1554579444829278
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