mercoledì 29 gennaio 2020

AL DI LÀ DEGLI OCCHI “Formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza del Braille”


Dott.ssa Rosa Russo
Il giorno 18 aprile 2020, dalle ore 16:00 alle ore 18:00, presso la sede ASSOCIAZIONE PESTALOZZI, Via Armando Diaz 54 Portici (Na), si terrà il seminario “Al di là degli occhi, formazione sulla disabilità sensoriale della vista e la conoscenza Braille”, un incontro per approcciarsi e riflettere sulle tematiche connesse alla disabilità visiva, promuovendo una maggiore consapevolezza dei processi percettivi attraverso l’uso dei sensi alternativi alla vista (udito, olfatto, tatto e movimento).
‹‹Un incontro rivolto a chi vede con il cuore››, sostiene la Relatrice Russo Rosa.
Il seminario si pone l’obiettivo di tracciare le caratteristiche generali della disabilità visiva e acquisire le conoscenze e le tecniche specifiche per l’intervento educativo volto a soggetti con minorazione visiva per promuovere la cultura dell’inclusione; inoltre sarà dedicata una parte per acquisire le conoscenze  di base della scrittura Braille e un’altra per l’illustrazione degli ausili tiflodidattici.
Il seminario è rivolto agli educatori, ai docenti curricolari e di sostegno, ai pedagogisti e studenti a cui verrà rilasciato un attestato di partecipazione da inserire nel proprio curriculum formativo.
Confido nella vostra presenza!



lunedì 27 gennaio 2020

LASCIAMOLI GIOCARE. Alla scoperta delle attività pedagogiche – educative nei luoghi dell’infanzia

Dott.ssa Carmela Internicola
Dott.ssa Simona Di Paolo



In pedagogia il gioco riveste un ruolo importante dal punto di vista sia educativo che relazionale.
Da Froebel a Bruner, Cleparade, Montessori, le sorelle Agazzi, Piaget, la letteratura è intrisa di teorie che ne valorizzano l’importanza.
Attraverso il gioco entriamo in relazione con il mondo circostante, lo esploriamo e lo immagazziniamo. Viene stimolata la creatività, la curiosità e la spinta emotiva e cognitiva del desiderio di conoscenza.
La dinamica che si realizza nel gioco permette al bambino di acquisire consapevolezza di sé, di interiorizzare norme, valori e regole sociali.
Attiva meccanismi di integrazione e di controllo emotivo, di valutazione e rispetto dei tempi.
 Froebel afferma, che il gioco è l’attività che caratterizza il bambino fino alla fanciullezza. L’educazione deve, dunque, tendere alla spontanea attività umana senza proporre modelli già precostruiti, ma dando la possibilità ad ogni individuo di realizzarsi autonomamente. Attraverso il gioco possiamo scoprire le più intime tendenze di ciascuno. Il gioco per il bambino è un vero è proprio lavoro di conoscenza ed adattamento.
Secondo Bruner, il gioco diventa funzionale e significativo per il bambino, in quanto attraverso di esso egli sperimenta problemi, soluzioni e comportamenti irreali, facilitando la crescita, la sperimentazione e l’inventiva. Il gioco viene visto come un processo fondamentale di esperienza. Bruner sottolinea che il gioco/conoscenza è un processo di categorizzazione , ossia la tendenza a semplificare i molti stimoli/dati esterni attraverso il raggruppamento in classi di equivalenza. Più faccio esperienza, più conosco, più amplio nuove categorie e così via. Da qui inizia lo sviluppo di un apprendimento consapevole e non più solo spontaneo. Un imparare ad imparare, quello che poi diventerà la base di un buon apprendimento scolastico volto all’acquisizione delle competenze.

Cleparade, sostiene che il fanciullo non debba subire condizionamenti nelle attività ludiche, ossia non debba essere obbligato in attività di cui non ne sente il bisogno naturale. Questo implica una particolare importanza alla dimensione dello sforzo, utile per il superamento degli ostacoli che si pongono fra lui e la meta da raggiungere. Compito di un educatore diventa quello di suscitare nel fanciullo l’interesse, per far si che egli riesca a superare lo sforzo. L’interesse si può attivare solo attraverso la stimolazione del piacere, e l’utilizzo della gioia dell’attrattiva, dimensione, questa, raggiungibile solo con il gioco. L’educazione deve essere gioiosa e ludica.
La Montessori, porta una grande innovazione in campo educativo, sovvertendo l’ordine e affermando che il gioco, come fino a quel momento inteso, è diseducativo, perché porta ad una dispersione dell’intelligenza che invece deve essere incarnate nel bambino, in tal modo il gioco prende nuova connotazione.
Il gioco deve essere libero, deve essere uno sviluppo di manifestazioni spontanee già presenti nel fanciullo. Il gioco, studiato per fasce di età e per categorie di apprendimento diventa fulcro portante dello sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale sia nel bambino che nell’adulto.
Il gioco va inteso come metodologia didattico-pedagogica per favorire la crescita, sana e guidata del bambino verso l’età adulta. Diventa uno strumento essenziale nelle mani di educatori docenti e pedagogisti, per adattare, prevenire e , soprattutto, valorizzare attitudini.
Il gioco ci permette di osservare la naturale tendenza del bambino ad approcciarsi al mondo e agli altri. Inoltre ci consente di modificare dinamiche disfunzionali, di interpretare situazioni di disagio e di elaborare progetti specifici di recupero. Segue tutto l’arco della vita, dall’infanzia alla vecchiaia. È stato riscontrato, ad esempio in pazienti con alzheimer, quanto il gioco avesse effetti importanti sul mantenimento di alcune sfere emotive, quanto fosse funzionale sul mantenimento della memoria. Il gioco tocca la sfera primitiva istintuale, basti guardare i primati, ad esempio, che si relazionano attraverso azioni ludiche.
L’aspetto ludico nell’ azione educativa è fondamentale. L’uomo apprende per stimoli e curiosità, ma soprattutto per appagamento e soddisfacimento dei propri bisogni. Il gioco dovrà dunque evolversi ed assumere caratteristiche diverse e diversificate a seconda dell’età. Attirare l’attenzione per trasmettere un sapere che diventi un apprendimento permanente, questo il compito di un educatore, questo potrà essere compiuto solo se attuato attraverso una modalità che mantenga in se l’aspetto ludico.
Il nostro workshop propone una serie di pratiche pedagogiche – educative attraverso attività ludiche e laboratori didattici, per arricchire il lavoro delle educatrici, insegnanti, pedagogisti e di tutti coloro che trascorrono molto tempo con i più piccoli per motivi professionali o personali, al fine di creare un clima ideale utile per arricchire lo sviluppo emotivo, relazione e di apprendimento del bambino.

Il prossimo seminario di formazione si terrà a Portici (NA) presso l'Associazione Pestalozzi con sede in Via Armando Diaz, 54. Per informazioni e prenotazioni scrivere a associazionepestalozzi@gmail.com



venerdì 24 gennaio 2020

Infanzia, segni e disegni


Dott.ssa Agnese Ottaviano
Infanzia, segni e disegni.
È questo il titolo del seminario che si terrà il 5 Maggio presso l’Associazione Pestalozzi di Portici.
Il disegno infantile è una forma di comunicazione non verbale attraverso la quale il bambino esprime se stesso. Dal disegno del bambino possiamo capire quali sono le sue emozioni, il suo vissuto e il suo modo di vedere se stesso e tutto ciò che lo circonda. Da cosa possiamo capire se lo stato d’animo del bambino è sereno o se siamo in presenza di situazioni di disagio? Possiamo trarre queste piccole ma, fondamentali informazioni da alcuni elementi caratterizzanti il disegno, tipo il tratto, la pressione e lo spazio occupato. Ogni bambino attraversa delle fasi durante il suo sviluppo grafico-pittorico che vanno dallo scarabocchio fino al disegno vero e proprio. Quando arriva alla fase del disegno vero e proprio e si cimenta con forme e figure varie può capitare che il bambino non disegni esattamente l’oggetto per quello che è ma, lo disegna nel modo in cui lui stesso lo vede e lo percepisce. Ci sono alcuni disegni in particolare che mostrano in che modo il bambino vive quella fase della crescita, perché disegnando proietta in maniera spontanea la sua interiorità e senza volerlo, ci trasmette dei messaggi. Durante il seminario verranno, quindi, mostrati alcuni di questi disegni primari tipo la casa, la figura umana e le loro caratteristiche. Il disegno per alcune figure professionali specializzate rappresenta uno strumento di indagine per rivelare la personalità del bambino e attraverso l’interpretazione del disegno risalire ad eventuali situazioni di sofferenza, disagio e problematicità varie che il bambino vive o percepisce. Lo scopo del seminario è quello di fornire elementi per conoscere le caratteristiche di un disegno infantile ed individuare eventuali campanelli d’allarme da segnalare poi a specialisti del settore di competenza che potranno effettuarne un’attenta analisi. Verrà presentato anche un breve excursus sul diritto alla libera interpretazione, sugli autori pionieri del disegno infantile e sull’importanza della promozione di questa attività che, insieme ad altre innumerevoli attività, funge da monito per lo sviluppo della creatività.
Vi aspetto, non mancate!

lunedì 20 gennaio 2020

PROGETTO LAVORO – Strumenti per trovare un lavoro.


Dr. Girolamo Pirozzi
Come trovare lavoro in Italia e addirittura nel profondo e disagiato Sud? Sembra voler cercare un ago in un pagliaio. Eppure è possibile, approcciando in maniera opportuna al problema e scomponendolo in più fattori che saranno oggetto del Seminario, previsto il 29/02/2020 c/o l’Associazione Pestalozzi in Via Armando Diaz, 54 a Portici (NA).
Quali sono questi fattori da risolvere punto per punto? È presto detto:
1.    VISUALIZZARE – Prima del “cosa” viene il “perché”. Perché lavorare? Capire questo step, per quanto “sciamanico” possa sembrare, è il punto più importante e difficile di tutti, in quanto bisogna guardare dentro se stessi. Se state pensando di getto “perché devo guadagnare, perché devo pagare le bollette, perché devo vivere”, sappiate che questa è una risposta parziale, siete fuori strada. La risposta imprescindibile al quesito è “per essere felici”. Il lavoro occupa dalle 4 alle 12 ore delle vostre vite, se aggiungete le 8 ore di sonno e le 2 che mediamente si perdono in file, attese, auto, non resta granché. Se non si è consci di questo e non si pone la propria felicità al primo posto del processo decisionale, non ci si sentirà mai soddisfatti, né del lavoro né della vita in generale. Naturalmente questo non significa che, durante la vostra ascesa, non dovrete valutare alcuni compromessi. Può darsi ad esempio che per diventare primario di cardiologia, si debbano sostenere gli studi facendo il cameriere. C’è un altro aspetto non da poco, nell’ambito in questione: chi lavora forzatamente in un ambito che non sente suo, non sarà mai in grado di eccellere in quanto “siamo più bravi in quello che più ci piace fare” [Prof. Paolo Preti – Docente di Organizzazione Aziendale ed esperto di PMI, Università Parthenope di Napoli, 2000].
Pertanto scegliere un lavoro che ci piace, non è soltanto eticamente auspicabile, ma costituisce anche la soluzione operativa ottimale per sé e per gli altri.
Dunque, guardando nel proprio profondo, si potranno fare interessanti ed accrescitive scoperte. Gnōthi sautón, “Conosci te stesso”, intimava l’Oracolo di Delfi nel tempio di Apollo. E così può capitare di addivenire ai veri motivi psicologici per cui in passato si è scelto un certo piano di studi; perché in verità ognuno di noi, sostanzialmente, inconsciamente, sta cercando di risolvere un problema individuale o collettivo attraverso una soluzione originale, che solo lui può offrire. E di cui dev’essere orgoglioso! È il suo personale “verso da aggiungere al mondo”, per chi ricorda la lezione del Professor Keating ne “L’Attimo fuggente”.
Una volta un importante ed affermato neuropsicologo con cui ho avuto modo di confrontarmi, mi raccontò la sua storia personale: era il primo figlio e soprattutto l’unico maschio della sua famiglia, in tempi in cui ancora non tutti potevano studiare e in cui vigevano alcuni stereotipi educativi, non del tutto scomparsi. Gli sarebbe piaciuto fare l’archeologo ma la madre volle che diventasse medico. Mi disse: “Sai, solo dopo tanti anni, ho capito perché tra i tanti ambiti medici io abbia scelto proprio neurologia e psicologia: perché fondamentalmente, io volevo scavare. Solo che invece di farlo nelle sabbie dell’Egitto, lo faccio nelle menti dei pazienti. Ma alla fine, io il mio sogno l’ho soddisfatto. Per questo riesco a lavorare bene”. Qual è dunque la vostra passione, cari lettori o aspiranti lavoratore?

2.    CONOSCERE IL SENTIERO – Una volta visualizzata la missione, occorre formarsi correttamente circa l’obiettivo che si vuol perseguire, cioè conoscere il più possibile la figura professionale che si vuol diventare. Questo vuol dire conoscere il percorso completo – fatto, cioè, non solo degli studi di base, ma anche delle esperienze concrete e dagli aggiornamenti da mettere in conto. Soprattutto significa comprendere le difficoltà da affrontare per raggiungere il traguardo intermedio: creare un profilo effettivamente spendibile. Ci sono molti tipi diversi di difficoltà. Alcune sono banalmente economiche, inerenti cioè le disponibilità finanziaria per poter spesare determinati studi o corsi; altre sono resistenze personali, oppure sociali di accettazione, come una famiglia di stipendiati che, per semplice preoccupazione, avversa un figlio che vuol diventare libero professionista. Altre ancora attengono al mercato della specifica figura professionale, cioè “come vendersi” o “come funziona in Italia quel determinato mestiere”. Ad esempio, chi volesse fare il commercialista non può più pensare che basti “una laurea in economia e commercio”, com’è stato magari per mamma e papà; deve sapere che c’è poi un tirocinio probabilmente sottopagato da fare (cosa che all’università non ti dicono affatto), e soprattutto deve capire che se ha ambizioni di superare la soglia dei 1.500€/mese dovrà fare scelte imprenditoriali dopo 5 anni di gavetta o non diverrà mai il “dominus” di un proprio Studio Commerciale.

3.    COME RICERCARE LAVORO – Esistono strumenti differenti, per entrare in contatto con la domanda di lavoro, ovvero con le aziende e gli enti. Dalle società di lavoro interinale e di ricerca del personale, ai motori di ricerca online, ai bandi e concorsi, ai moderni centri d’impiego nazionale (il vecchio collocamento). Per ciascuno di questi canali, sussistono poi ulteriori differenziazioni tra gli operatori che agiscono al loro interno. Ed esistono ragioni precise per cui alcuni provider funzionino meglio di altri, come pure vi sono ragioni per le quali, in base alla tipologia di figura professionale, può essere più utile un motore di ricerca piuttosto che un altro: è facile capire che collocare un operaio sia diverso rispetto a collocare un impiegato, così come diverso ancora sia collocare un professionista o un manager.

4.    STRUMENTI PER PROPORSI – Individuati i canali più opportuni, occorre poi dotarsi di strumenti di comunicazione efficace della propria figura professionale, delle proprie competenze ed esperienze. Non esiste un metodo unico universale per redigere il miglior curriculum vitae. Esistono tuttavia una gran quantità di piccoli dettagli che vanno curati attentamente per valorizzare la propria figura professionale e la propria storia lavorativa. Alcuni sono stratagemmi testuali, attinenti cioè all’uso delle parole, ai messaggi che si desidera far passare; altri attengono proprio agli strumenti tecnici (ad esempio avere un indirizzo email adeguato, che non sia pollicino82@hotmail.it); molti altri ancora sono inerenti la grafica, tali cioè da agevolare la leggibilità e la comprensione. Occorre mettersi nei panni del selezionatore, nei panni cioè di chi deve leggere non soltanto il vostro curriculum bensì magari 30 CV in un giorno, e decidere se contattarvi o meno. Al corso, avendo fatto questa esperienza nelle Human Resource, potrò indicare alcuni dettagli interessanti, spesso sottovalutati. La scelta del formato e la disposizione delle informazioni dipende anche dal tipo di figura professionale in questione; non sempre l’europass è infatti da prediligere. Così come non sempre occorre scrivere tutto.

5.    SOSTENERE IL COLLOQUIO – Ed eccoci al “momento verità”. Perché il colloquio di lavoro è un po’ come Alessandro Borghese a “4 ristoranti”, può rivoluzionare completamente l’esito di una selezione già durante il contatto telefonico, ma a maggior ragione dal vivo, qualora siate “arrivati in finale”. Un ottimo CV non varrà mai quanto una buona stretta di mano o la vostra capacità di essere reattivi, umili, esplicativi, propositivi. Durante il seminario PROGETTO LAVORO del 29/02/2020 vi illustrerò anche alcune tecniche di comunicazione non verbale, che in qualche modo sono potenti tanto quanto le vostre argomentazioni. Il mio personale obiettivo è quello di rendervi più sicuri di voi stessi, dotandovi di armi e munizioni tali per cui, alla fine, prima o poi, ce la farete a trovare il vostro spazio e la vostra dimensione nel mercato del lavoro.

Per info e prenotazioni: associazionepestalozzi@gmail.com



Come superare il test di Scienze della Formazione Primaria

Il 20 settembre 2023 ho sostenuto e superato il Concorso per l'ammissione alla facoltà di  Scienze della Formazione Primaria presso l...