domenica 12 giugno 2016

La comunità per tossicodipendenti e il ruolo degli educatori

Dott.ssa Francesca Andreoli 
La comunità per tossicodipendenti si è contraddistinta per il riconoscimento e il rispetto della dignità umana e la possibilità di un intervento sul soggetto tossicomane al fine di sviluppare le potenzialità latenti di ciascun soggetto tossicomane. L’educazione in queste comunità, pur se incentrata molto a livello terapeutico, ha lasciato comunque spazio al sistema pedagogico, riconoscendo il ruolo fondamentale degli educatori, alla stessa stregua delle comunità per minori o per anziani, in cui la pedagogia sociale ha piena dignità di sistema educativo per le forti implicazioni educative che la caratterizzano.
Tra le comunità di tossicodipendenti riconosciute e accreditate dall’asl troviamo i “serT”: Servizi per le Tossicodipendenze, dedicati alla cura, alla prevenzione ed alla riabilitazione delle persone che mostrano dipendenza da sostanze psicoattive come droghe e alcool o comportamenti compulsivi come il gioco d'azzardo patologico.
I servizi offerti non sono a pagamento e tra questi vi sono sicuramente interventi di informazione, prevenzione, riduzione della dipendenza patologica, nonchè sostegno psicologico e orientamento sia dei pazienti che dei loro congiunti.
Nei SerT operano professionisti qualificati e specializzati nella dipendenza come medici, infermieri, educatore professionale, assistenti sanitari, assistenti sociali, psicologi e personale OTA (Operatore Tecnico per l'Assistenza). Questa equipe si approccia al paziente secondo precisi schemi terapeutici finalizzati al recupero del paziente attraverso diversi step. Nel primo step, ad esempio, si accerta lo stato di salute psicofisica del soggetto, definendo successivamente programmi terapeutici individuali da realizzare direttamente o in convenzione con strutture di recupero sociale, valutando periodicamente l'andamento e i risultati del trattamento e dei programmi di intervento sui singoli tossicodipendenti in riferimento agli aspetti di carattere clinico, psicologico e sociale.
Poiché negli ultimi anni, l’attenzione che si riserva a quest’ultimo aspetto è in forte ascesa, si considera fondamentale il lavoro svolto da educatori e psicologi, in particolare la loro attività, che ha come fine l’inserimento dell’ormai ex tossicodipendente nelle ordinarie attività, è fondamentale per un piano di recupero completo. In questi casi la pedagogia viene applicata sotto forma di gioco, durante il quale i pazienti, con l’aiuto di uno o più educatori, esprimono le loro emozioni, sensazioni e dubbi. Tra questi “giochi” vi è per esempio quello chiamato “io-bambino”, ossia un percorso formativo che aiuta ad esternare la capacità di fidarsi incondizionatamente dell’altro e a rispettare le reazioni del compagno, così come fanno i bambini, che sono liberi da schemi convenzionali e capaci di relazionarsi all’altro senza giudicare, ma solo giocando. In questo modo, il soggetto si sentirà più libero di esprimersi, proprio grazie all’ambiente familiare che gli educatori sono in grado di realizzare, e a prevenire eventuali reazioni nervose che sfociano inevitabilmente in uno sfogo tossico, essendo questi soggetti certamente fragili emotivamente.
Si denota, quindi, l’urgenza di preservare la specificità pedagogica di questa particolare realtà educativa sottolineandone gli elementi che fanno della comunità per tossicodipendenti un contesto educativo, più che sanitario, in cui la persona in stato di dipendenza può ritrovare se stessa e progettare la sua esistenza.
Un percorso pedagogico, infatti, quello della comunità per tossicodipendenti, che attraverso la rivalutazione della sfera personale, la costruzione di una solida identità, il recupero e il riconoscimento della propria esistenza e la valorizzazione delle intrinseche potenzialità appartenenti a ciascuno, conduce la persona tossicodipendente ad abbandonare il deserto del passato per apprendere a costruire un rinnovato progetto esistenziale.
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